La ragazza di pagina 194

Photo© Glamour Magazine

E’ possibile fare la modella non essendo una taglia 40?

Incredibile ma vero, Lizzie Miller (anni: 20 – altezza: 1,80 cm. – peso: 80 kg.) c’è riuscita.

L’idea è venuta a fine estate alla rivista Glamour USA, perchè non mettere la foto di una modella oversize per illustrare un articolo sull’autostima e il sentirsi bene nel proprio corpo?

E così Lizzie, viso angelico e corpo da Venere del Botticelli, è finita a pagina 194 di Glamour.

Sembrava un articolo come tanti altri e mai la rivista si sarebbe aspettata tanto clamore da una simile scelta redazionale,

Ed invece non è andata così. Nel giro di qualche settimana su tutti i blog al femminile della rete si è scatenata un’euforia collettiva che aveva per tema un grido comune: basta con la taglia quaranta!!!

lizzie-miller-1-210x300.jpgPhoto©: GlamourMagazine

Al di là dei facili entusiasmi (non basta una fotografia a cambiare i modelli del mondo della moda), il caso Lizzie Miller ha dimostrato con i fatti una verità lapalissiana, e cioè che le donne sono stanche di doversi torturare per mantenersi all’interno di taglie innaturali.

Non a caso, a seguito delle foto apparse su Glamour Lizzie ha ricevuto decine e decine di proposte di lavoro ed in pochi mesi è divenuta una modella strapagata.

Nuovo simbolo della rivoluzione delle taglie Medium e Large Lizzie ha continuato a mietere successi anche nelle settimane della moda milanesi.

E’ ancora troppo presto per parlare di un vero cambiamento di rotta, ma certo il fenomeno Lizzie Miller rappresenta l’inizio di un nuovo corso, percorribile e benvenuto.

19 commenti
  1. Italo
    Italo dice:

    Anche in Italia sta nascendo una nuova attività di sensibilizzazione contro i disturbi alimentari. 6 modelle, Aija Barzdina, Eleonora Finazzer, Elisa D’Ospina, Miriam Bon, Marina Ferrari e Valentina Fogliani, per l’appunto Taglie Più, si sono messe a nudo per un buon fine.

    Lo scatto è avvenuto in novembre e la campagna uscirà prima su stampa in gennaio 2010 e poi su tutte le televisioni nel febbraio.

    Ancora non è uscito nulla epure stanno già avendo un grande risalto mediatico.

    La loro campagna si chiama “Curvy Can”…riprendendo il famoso “Yes we can” di Obama… ed il loro Gruppo su Facebook ha già centinaia di fan.

    Il cambiamento di tendenza ha finalmente inizio!

    Rispondi
  2. ANNA
    ANNA dice:

    SI L’HO NOTATO ANCHE IO, IN ANTICIPO RISPETTO AL PREVISTO TUTTI NE PARLANO.
    COME MOLTI ALTRI SERVIZI PRESTANO ATTENZIONE AL PROBLEMA.
    OTTIMO RISULTATO.
    DICO SEMPRE CHE LASTRADA E LUNGA, E VOGLIA O NN VOGLIA IL PROBLEMA E IN ESPANSIONE DUNQUE OBBLIGATORIO PRESTARE ATTENZIONE.

    Rispondi
  3. ANNA
    ANNA dice:

    NON SO SE LEA GABRIELE E TANTI ALTRI PARTECIPANO ANCORA INQUESTO PREZIOSO SPAZIO…
    IN OGNI CASO UN BACIONE GRANDE A TUTTIIIIIIIIIIII
    ANNA DA VENEZIA

    Rispondi
  4. ivana brigliadori
    ivana brigliadori dice:

    a Isabelle Caro
    LA GATTA

    “Perché non mangi?
    Perché sei così strana?
    Perché piangi?”
    Muta la sua vocina davanti la T.V:
    modelle belle
    piatti succulenti in primo piano
    bimbi che muoiono di fame
    più lontano.

    Con lo sguardo vuoto
    sui pezzi di pane e le banane
    un sibilo di dolore antico, arcano
    come se venisse da lontano:
    “Non ho fame”.

    Tutta bocca e grandi occhi
    i capelli raccolti sulla nuca
    un giro collo nero
    sulla gonna dimessa
    ora è seduta sulla mia tomba .
    Vent’anni
    e sembra l’ombra di una vecchina.

    A voce bassa
    incomincia a farfugliare
    preghiere e mantra
    poi a correre e a gridare
    a parole scandite e chiare
    con le mani rivolte al cielo
    per tutto il cimitero:
    “Come si fa ad avere fame, appetito
    in un mondo così infame, così inaudito?
    E’ strano il mondo non io, dov’è Dio?”
    Le parole rimbombano
    fra la sua pelle e le sue ossa
    e sembrano raschiare
    la sua carne stanca.
    Poi si ferma e tace per delle ore
    con lo sguardo fisso
    sui miei ceri e d i miei fiori.

    E’ nel guardare una farfalla
    come se volesse prenderla,
    afferrarla
    che come la direzione di un taglio
    si lascia cadere
    e con un fiume di lacrime
    inonda la mia lapide
    come se volesse scavarla.
    Il suo corpo minuto mi attraversa
    come una lama affilata
    ed è così che ho sentito il dolore
    come fossi viva
    come se non me ne fossi mai andata.

    Ma è con le sue ultime parole
    che il mio corpo ha ripreso a respirare
    il mio cuore a battere ancora
    ed è entrato nella vita
    di una gatta sperduta
    che stanotte dal tetto,
    entrerà nella sua camera da letto:
    “Mamma non mi lasciare sola!”

    Rispondi
  5. anna
    anna dice:

    Non potevo dimenticare questo spazio tenuto in vita da tante persone ancora vive, molte con la morte nel cuore e nell’anima ma ancora vive.
    Buon 2011

    Rispondi
  6. anna
    anna dice:

    Oggi qualche minuto fà, su canale 5 ancora un servizio dedicato alla dipendenza, e purtroppo la notizia della morte di una modella famosa per le foto scok fatte tempo fà…
    un altra vita persa, un altra vincita della malattia che continua a vincere e crescere in modo esponenziale…..una sconfitta!!!!

    Rispondi
  7. Baby face
    Baby face dice:

    Ciao Anna, come stai?
    Lo sai che presto diventerò zia..? Si, di un maschietto. La conferma l’abbiamo avuta ieri.
    Mia sorella è venuta da noi con il cd dell’ecografia, e mentre osservavo questo ammasso di ossicina tutte contorte e questa gabbietta che conteneva qualcosa che pulsava pensavo
    “Ma chi sei?
    Perché non sei ancora nato e già sento di volerti tutto il bene del mondo?
    Sento forte l’istinto di proteggerti
    Perché ho così tanta paura di non piacerti?
    Quale messaggio porti?
    Da dove vieni
    Ti voglio bene..
    E Tu? Tu me ne vorrai?
    Esci di lì dai..

    Ti aggiorno sulla mia salute?
    Credo di avere qualche strano virus… Di quelli che durano mesi, che partono a fine novembre da un’infiammazione alla gola, poi questa non guarisce mai e prosegue fino al 15 gennaio. Febbre poca e in apparenza ingiustificata. Volevo scriverti quando mi fossi sentita meglio ma per ora non succede, allora eccomi qui.. 🙂 Sei tremenda sai
    Adesso lavoro alla scuola media! E’ il mio posto??
    Ho paura di no.
    Però mi piace camminare, e poi sostare, e magari, se nel frattempo non subentra qualche catastrofe naturale, di quelle che impediscono il passo, che chiudono ogni passaggio, riprendere a camminare.
    La settimana prossima inizierò il master, ricordi?
    Non vedevo l’ora di dirtelo! Tu volevi che lo facessi, me lo ricordo bene.. Quella tua opinione, all’epoca non lo dissi, mi aveva dato tanto fastidio perché mi importava
    E tu invece? Come va al lavoro? Come sta la mamma? In quali rapporti sei con il tuo ex ?
    Ti ringrazio per l’affetto che ci hai dimostrato, e giuro non sarei riuscita a muovere un altro passo senza prima venire qui a portarti il mio saluto. Mi si stava riempiendo tutta la faccia di dermatite a causa tua!!
    Ora sintonizzo il digitale su Boing perché stasera c’è una delle puntate finali dell’incantevole Creamy, ma si dai! Quella del mega concerto per l’addio della cantante ai poteri magici; infatti sta arrivando l’Arca della stella piumata, e con essa Pino Pino
    Poi credo che guarderò Missione Tata, con V. Diesel; ho anche letto tanto nell’ultimo mese e
    Suttree mi è rimasto nel cuore, praticamente quell’uomo sono io.
    Tanto che dopo averlo terminato non volevo più leggere niente altro, perché per farlo avrei dovuto perdere la sensazione che mi aveva lasciato. Cosa darei per sedere qualche ora intorno ad un fuoco con Cornelius Suttree e Gene Harrogate

    Quanta tv spazzatura vero Anna? Tranquilla che nessuno qui può dimenticarsi di chi è passato

    Buona serata a tutti

    Rispondi
  8. Baby face
    Baby face dice:

    Ciao Anna,
    scusa se mi rivolgo ancora una volta indisturbata alla tua entità, ma lo sai no che verso sera scrivere diventa un piacere! Non posso perdere altro tempo… :o)

    Sai il corso che sto seguendo? Più che un corso sembra una porta spalancata sui mille interrogativi dei miei ultimi anni. Ricordi quando si discuteva di vivere per se stessi o vivere per gli altri? O quando dicevo che non amo scegliere? O quando non capivo il perché mi proteggessi da alcune tipologie di relazione? O quando ragionavo e ricordavo tante sensazioni avute da piccola, l’educazione ricevuta da mio padre? Gli eventi interni alla mia famiglia, se ne ero stata in qualche modo protagonista, comparsa o semplice spettatrice.. E gli interrogativi sulle relazioni, di amicizia, d’amore o altro?
    Bè, puòdarsi che tutto avesse un senso. Il bisogno di fare chiarezza, non solo nel senso di sapere o capire come erano andate alcune cose, o come potevo averle o non averle filtrate con la mia mente di bambina prima o di adolescente poi, e se oggi come adulta ne conservassi ancora i segni, inconsapevolmente. Scusa non badare troppo alle espressioni che userò.
    Chi mi aveva cresciuta chi era ? Da chi era stato cresciuta o cresciuto a sua volta?

    C’è un’insegnante che con i suoi discorsi sociologici sta creando un ponte tra tutti i miei pensieri. Pensieri già fatti, masticati per così dire; ogni volta che apre bocca dentro di me si accende una lampadina. Io che credevo di avere pagato una retta qualunque, delle tante che si pagano negli anni dell’università, ho pagato invece il biglietto per un viaggio dentro le mie domande e dentro me stessa. E per giunta senza saperlo.. Ora come ora mi sembra di aver vinto alla lotteria!
    Sarà che materie come sociologia e psicologia non avevo mai avuto occasione di approfondirle, certo è che con questa faccenda della società liquida ci vado proprio a braccetto.
    Poi salta fuori con Freud e il profilo dell’uomo che dovrebbe essere quello della società moderna, quello che non si lascia mai toccare troppo dagli eventi, quello che pratica il perfetto autocontrollo, quello che non dipende da nessuno, quello che interiorizza le norme sociali attraverso l’educazione paterna. E poi l’amore, la forma di dipendenza più forte che esista al mondo. La tua felicità dipende da quella persona, la ami perché è lei e non un’altra, proprio quella con le sue caratteristiche, l’uomo ha delle esigenze, è giusto ammetterle e non reprimerle. Forse qualcuno tutto questo l’avrà già sentito, studiato o chissà cos’altro. Alla fine della lezione avrei voluto andare dalla tizia, stringerle una mano con entrambe le mie e scuoterla su e giù convulsamente come in quelle scene da cartone animato, con le lacrimone che piovono a fontanella dagli occhi mentre ripeto “Grazie di esistere prof! Omioddio GRAZIE!! GRAZIEEE!!”

    Non so se il paragone possa starci ma, per me tutto questo potrebbe somigliare tanto ad una sorta di terapia. Dovrò ascoltare e allo stesso tempo parlare. Le insegnanti che seguiranno il corso si sono presentate e una di loro è laureata in letterature straniere; così ha esordito dicendo che la sua prima preoccupazione è rassicurare chi proviene dalla sua stessa formazione sulle possibilità di c’entrare qualcosa con tutto quello che verrà fatto. Il mio sarà anche il classico entusiasmo dei principianti; oppure il buongiorno si vede dal mattino.. Oppure smettiamo di pensare e godiamoci questo viaggio.
    Invece una cosa che ho intenzione di fare è smettere di urlare nel sonno. Basta, sono stufa di questa storia. Mi è capitato di urlare in viaggio quest’estate, durante un ritrovo a novembre, stanotte in turno. Non capisco a cosa sia dovuto, ma so che tutto questo non ha un senso, o almeno non evidente ai miei processi logici, o che se ce l’ha è talmente nascosto che dovrò trovare il modo di stanarlo. Durante un viaggio in treno ho sentito dei ragazzi parlare di autoipnosi. Credo si stessero recando a qualche seminario, discutevano con passione e animatamente di teorie applicate all’economia ecc.ecc. Mi era rimasto in mente qualche riferimento, magari si vede che cos’è.. E se
    Alla fine non è niente di utile, avrò imparato anche quello.

    Anna, il bambino cresce bene. Ora mia sorella e suo marito vedono nel viso dell’ultima ecografia il mio profilo. Hanno fatto un ingrandimento della foto, l’hanno studiata attentamente, poi hanno scritto a mia mamma “E’ LEI!”

    Allora le ho risposto “Voi siete pazzi, questa faccenda del bambino vi sta esaurendo..TUTTI E DUE!”

    Poi ricontrollo la foto, che nel frattempo era stata inviata a tutti i familiari e penso che forse un fondo di verità c’è. Prendo il cellulare (di mia mamma) e scrivo “Lo sai che potresti avere ragione..?”

    Sorella “Te l’avevo detto!”

    Io “…Già. E ora che si fa??
    Non avrete mica intenzione di farlo nascere…”

    Credevo che non mi fosse mai mancata. Credevo di essere la più forte, mentre coltivavamo solo forze diverse. I miei genitori partiranno a breve per una vacanza e lei mi dice

    “Ti sei accertata che abbiano sistemato tutto in caso di incidenti o cose così?.. Perché sai, se capita qualcosa rimaniamo io e te, dovremo cavarcela, dobbiamo poter contare l’una sull’altra e c’è un bambino da crescere..”

    Buona serata

    Rispondi
  9. Baby face
    Baby face dice:

    Ieri è tornato a trovarmi il cugino “new-city-man”.. Per certi versi mi sembra Pasqua di qualche anno fa.. Mentre mi racconta della discoteca a due piani che i suoi datori di lavoro stanno costruendo prende dal tavolino della sala “Il Gene egoista” di Dawkins . Ride; gli dico che non avevo mai letto niente di quel genere prima d’allora e che è una lettura semplice, anche per profani in materia. Finge di non conoscere il significato del termine “profano”, poi sfoglia le prime pagine e ribatte che infatti ha letto qualcosa di simile su topolino una sera, prima di addormentarsi. Come gli spiego che si tratta di un fatto incidentale? Di qualcuno che conosci durante un viaggio e che ti offre uno spunto pescando a caso nel suo bagaglio, ma che si colloca per fatalità tanto vicino ai tuoi interrogativi in quel momento?
    Anche Suttree l’ho letto per sbaglio, un giorno che alla biblioteca non era arrivato nessuno del libri da me ordinati, la bibliotecaria ne infila uno a caso nel mio sacchetto perché le dico che vorrei comunque qualcosa da leggere. Guarda come la fatalità ancora una volta mi offre qualcosa di tanto prezioso. Quello che sto leggendo sul “Gene egoista” è pieno di richiami all’indagine nelle generazioni che ci stanno facendo fare al corso.
    Vuoi capire chi sei, o perché soffri? O perché molti hanno sofferto o al contrario gioito, con te, senza di te, prima o dopo di te? Indaga nelle relazioni che ti hanno preceduta, interrogati su quelle presenti.
    Se invece ti diverti a ipotizzare e fantasticare sulle future ricorda che i “mandati” generazionali di padre in figlio/a, di madre in figlio/a sono sempre in agguato nella tua testa e ti condizionano.
    L’indagine chiamata “Trigenerazionale” ti dovrebbe aiutare nella difficile comprensione dei meccanismi del sistema relazionale in cui ti trovi immerso. L’origine dei tuoi mali e del tuo dolore, potrebbe essere lì. In un sistema malato, un circuito che conserva un intoppo, un ingranaggio saltato, un sistema che invece di generare benessere nei presenti crea malessere. La famiglia, che dovrebbe garantire aiuto, riparo, comprensione, sostegno psicologico e materiale, spesso diventa una tomba. Chi non riesce a mettere mano al sistema, esterna il proprio disagio in altro modo, e questo modo spesso prevede il portare su di se (al fine di renderli finalmente visibili) i segni e il peso di questo malstare , apparentemente ignorato da altri.
    Sto ripassando mentalmente alcuni passaggi ovvi o banali, ma mi serve di farlo.
    Stiamo lavorando moltissimo su noi stessi, se non sappiamo guardare in faccia il nostro dolore, difficilmente riconosceremo quello degli altri; lo ignoreremo così come ignoriamo il nostro. Se non reagiamo “di pancia” di fronte agli eventi che dovremmo valutare, stesso discorso. Non esiste neutralità laddove la compartecipazione emozionale è fondamentale alla comprensione del malstare di qualcun altro.
    Ancora questo week-end cronaca di padri che ammazzano figli, mariti che ammazzano mogli. Dolore e frustrazione che non trovano voce, comprensione, sostegno, aiuto.
    C’è un articolo scritto da non so quale giornale sul disagio presente. Due persone di diverse tendenze politiche si sono trovate d’accordo nel constatare tutto quello che oggi non va e che non trova voce.
    Allora questo articolo mi è stato letto, se lo trovo torno a riportarlo.
    Dovremo lavorare molto anche con le foto, ieri tutti a sfogliare album di famiglia, mio cugino e mia sorella stavano impazzendo “Ma non siete ancora stufi di guardare foto di gente morta?!..”
    Mia zia replica che lei è tutt’altro che morta. Ho ritrovato scritte di mio nonno, di cui presto intendo leggere le memorie di guerra.

    Ciao

    Rispondi
  10. Baby face
    Baby face dice:

    Questa sera ho cenato con polpa di mela speciale, una mousse che cresce prevalentemente nelle cucine degli ospedali.
    Non ero io la “ricoverata”, ma il marito di mia sorella, quello che mi ha portato appunto la polpa qualche ora fa..
    Ora sono qui con lei e il suo cane, un setter irlandese che non è un cane, non saprei dire cos’è.. Però è qualcosa che ama farsi accarezzare e coccolare senza pause, nel senso che se ti fermi ti alza il braccio con il muso fin quando non ricominci, e poi ancora e ancora all’infinito!, che non mangia se la guardi, che alle 22 in punto inizia ad ululare perché vuole che la accompagni a letto e le sistemi la coperta fin sotto la gola lasciando fuori la testina. Certo con una padrona che le dice
    “Vieni qui dalla mamma che ti pulisce la bauscina!..” E che se la vede leccarsi per gli affaracci suoi inizia “Lasciati stare dai, amore della tua mamma.. dov’è papà tuooo?..”
    Mioddio. Ecco perché sei così strana!
    Ad ogni modo oggi ha mangiato dopo tre giorni che non lo faceva. Ha finalmente rivisto il suo padrone, che soffriva di coliche e non voleva farsi operare.
    Gli ultimi discorsi in proposito li fece a me venerdì, gli sedevo accanto. Dissi scrutando il piatto di lasagne di fronte a lui “..Visto che non ti senti bene magari evita di fare il bis, che poi ci tocca portarti in pronto soccorso..”
    “..guarda che al pronto soccorso ci sono sempre andato da solo..”

    Quella notte dopo le lasagne ci è finito due volte: la prima da solo e la seconda accompagnato da mia sorella al sesto mese di gravidanza, con una pancia che metà basta e avanza.. Adesso sembra una biglia, si sviluppa in avanti questa pancia.

    Il cane in realtà è come una calamita, come le ciliegie, una tira l’altra. Così più la accarezzi e più la accarezzeresti, forse lei non c’entra.. Comunque, il padrone è stato ricoverato d’urgenza e sottoposto ad intervento il giorno seguente, perché le sale operatorie non sarebbero state libere prima..

    “Lo abbiamo preso per i capelli..” dicono infine

    Quando per telefono comunicano a mia sorella dell’intervento, il tempo di organizzare un paio di cose, poi piange. L’agitazione, l’attesa, la notte insonne la sera prima, l’amore.. Vai a capire.
    Non piangere dai, non si piange per cose così, un intervento banale..su.

    Acquisto un libro; è un regalo per lui che quando entra in casa nostra e mi vede sulla porta esordisce sempre con un “Cara Suttree!..”
    L’unico che abbia mai preso seriamente questa faccenda del mio attaccamento ai personaggi dei libri. Così io gli regalo Suttree e dentro, alla seconda pagina una dedica

    – Ora sei pronto per leggerlo… Con affetto –

    Quando entriamo nella sua stanza sorrido; lo vedo seduto sul letto mentre prova a mangiare il brodo con la pastina, la faccia è una smorfia; ci sono anche la madre e il fratello che conobbi l’estate scorsa.
    Mi piego in avanti per dargli un bacio sulla guancia, il mio braccio scivola dietro il collo sulle sue spalle e mi avvicino. Un bacio di cortesia: il primo è terminato, ora ci vuole il secondo e poi mi rialzo.
    Invece il mio viso si sofferma sulla sua guancia, il mio braccio stringe.
    Lo sto abbracciando. Quasi non lo sento mentre dice che lo abbraccio per la prima volta da quando ci conosciamo, è meravigliato più di me, divertito, forse stupito.
    Lo lascio. Ora la madre e il fratello mi fissano perché i miei occhi si stanno commovendo. Sto per piangere un’emozione?
    E’ un istante umido negli occhi. Ricomincio a scherzare sul fatto che di Suttree ce n’è uno e che lui non può neanche mangiarla quella polpa.. Anzi! Quasi quasi la mangio io :o)

    Mentre passeggiamo nel corridoio ogni tanto mi guarda e mi spiega come è avvenuto il tutto, mi mostra la ferita. Dice che ora ha la febbre ma che non vuole rimanere lì. In quell’abbraccio un messaggio d’affetto è passato per la prima volta. Lui è una di quelle facce che dai per scontate, quei visi che entrano con un “Ciao!”; sembrano la cornice di una vita, ma di cornici non ne esistono. Esistono le persone e mi sa che non ci serve altro.

    La primavera scorsa siamo andati a soccorrere un ragazzo che si è lanciato dal balcone di casa. Prima di cadere al suolo il corpo ha colpito una recinzione del viale che portava al garage.
    Hai sofferto? Sono rimasta in piedi accanto a quel corpo privo di vita minuti brevi, veloci e infiniti. Siamo saliti nell’appartamento dei genitori con l’intento di distribuire calmanti. Il fratello mi parla, sembra confuso ma neanche tanto “Sai, mi sembra di stare bene, non capisco, forse non mi rendo ancora conto?..” Lo osservo fingendo interesse, l’emozione non mi tocca, la tragedia che si è appena consumata non mi tocca. Mi muovo su quel cadavere con indifferenza “Tagliamo qui?.. Attacco qua..? Serve una mano.. Ok, copriamo con un lenzuolo”. Ho fissato in volto quell’uomo prima di coprirlo, un rivolo di sangue che usciva da una narice. Che cosa cercavo..
    Le mie emozioni sono ancora qui con me.

    Annina, leggimi 🙂
    A me piacciono le parole, quello delle immagini è un linguaggio che non conosco, ma si può provare a capirlo

    Un abbraccio e buonanotte a tutti

    Rispondi

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