L’obesità non è infettiva…ma quasi

Graphics©: MadScience

E’ ben noto che l’obesità non è una malattia infettiva, ma un recente studio epidemiologico americano sottolinea come essa si diffonda in maniera molto simile ad una malattia infettiva.

Si è visto che il fatto di frequentare persone obese (cosa normale negli Stati Uniti dove la percentuale di obesi supera ormai il 35% della popolazione) sarebbe un importante fattore di rischio per lo sviluppo dell’obesità.

Come questo possa accadere non è chiaro. Lo studio, mostra però come, ad esempio, le persone obese tendono a frequentare prevalentemente altre persone obese.

Lo studio ha infatti applicato ai social network lo stesso modello di tracciatura che gli epidemiologi usano per costruire una mappa della diffusione delle malattie infettive ed hanno visto che i dati quadravano.

Ed hanno visto, in parole povere, che sui social network gli obesi tendono a frequentarsi tra loro, e che chi li frequenta andrebbe incontro (il condizionale è d’obbligo) ad un aumentato rischio di diventare obeso egli stesso.

La cosa che fa riflettere è che lo studio di cui stiamo parlando è stato pubblicato dal NEJM che è la più prestigiosa rivista medica del mondo, quindi merita di essere preso seriamente, ma certo suscita domande a non finire.

A spiegazione delle proprie conclusioni curiosamente gli autori non chiamano in causa nè la psicologia, nè i neuroni-specchio limitandosi a segnalare che questa scoperta dovrebbe far riflettere chi pianifica interventi di salute pubblica.

Certamente da oggi in poi questotutto ciò non faciliterà i rapporti sociali agli obesi…

7 commenti
  1. Ele
    Ele dice:

    non c’è molto da dire: gli obesi vengono discriminati sempre di più grazie ad articoli come questo.

    il fatto è che PIEGARE i dati scientifici per fare un discorso discriminatorio è molto facile. faccio l’esempio più ovvio: nel secolo scorso gli ebrei erano tutti geneticamente-culturalmente avidi, gli omosessuali erano malati da curare.
    ora la “razza” da combattere sono i ciccioni…

    gli obesi sono SOLO persone che mangiano e ingrassano più di quanto consumano e questo per moltissime ragioni.
    appiattirli, renderli tutti uguali in nome della creazione di una nuova malattia è molto più dannoso del sovrappeso in sè.

    mi dispiace che tanti credano davvero di poter essere infettati. è così stupido. evidentemente ci crede chi non ha mai fatto amicizia con un obeso. io sono grassa ma ho tanti amici e amiche magrissimi. uno è dovuto andare dal nutrizionista PER INGRASSARE! si vede che io non ero tanto contagiosa…

    mi dispiace che non ci si voglia rendere conto che tanta foga , è dettata più che altro dal guadagno che c’è dietro. dietologi, chirurghi bariatrici, libri, psicologi, psichiatri, ipnosi, guru del dimagrimento… non lavorano per pura carità umana. e gli studi anti-grassoni, spesso nascondono fini di lucro. sveglia! ingrassare non fa bene, ma disprezzare ed essere disprezzati fa più male.

    invece dell’odio, della paura e del pregiudizio si dovrebbero diffondere comprensione, aiuto, empatia. così sì che i grassi si sentirebbero DAVVERO liberi di uscire e frequentare la società magra e chissà, magari verrebbero contagiati dalla magrezza…

    Rispondi
  2. Fabio Piccini
    Fabio Piccini dice:

    In linea generale sono pienamente d’accordo.
    Però quello che mi preoccupa è che qualcosa di vero ci deve essere.
    I revisori del New England sono spietati, oltre che molto attenti ai temi della discriminazione, e se hanno approvato l’articolo per la pubblicazione gli deve essere sembrato sensato.
    Sono rimasto con la curiosità di capire il perchè…

    Rispondi
  3. Ele
    Ele dice:

    se non sbaglio l’articolo dice che una Persona Media ha il 2% di possibilità di diventare obesa a causa del suo stile di vita; e le possibilità aumentano di mezzo punto arrivando al 2,5% se tale persona ha IN FAMIGLIA un obeso.

    è una percentuale allarmante di cui parlare? già si sapeva che famiglie obese, corrono il rischio di sfornare altri obesi. alla fine non è neanche influenza sociale; magari il problema viene sottovalutato per scarsa conoscenza dietetica (in fondo, se uno dei membri della famiglia è già diventato obeso, la dinamica potrebbe ripetersi), oppure in casa c’è più cibo grasso e se ne fa uso indiscriminato.

    per me gli svantaggi sociali di art. come questo superano i benefici… diffondendo sensazioni di timore e diffidenza (che ironia il finale: “Hill has used the same mathematical model to look at how positive and negative emotions can spread among people. “)

    ciao e grazie per questo blog

    Rispondi
  4. Fabio Piccini
    Fabio Piccini dice:

    In effetti si, però attenzione, quando la si spalma su un periodo di anni e la si riferisce a milioni di persone i numeri cominciano a crescere in maniera preoccupante.
    Se pensiamo che le banche lavorano sui decimi di punto percentuale dei tassi di interesse…

    Rispondi
  5. Luna blu
    Luna blu dice:

    Solito errore di confondere una percentuale assoluta con una relativa?…a me 2.5% continua a far ridere…anche perchè un punto percentuale su un tasso di interesse è un valore che si riferisce a un campo ben preciso e non aleatorio…possiamo dire la stessa cosa su dati statistici della popolazione con tutte le variabili che entrano in gioco?

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *