Una cena al buio
Photo©: Istituto Ciechi Milano
Completamente al buio, sì. Accompagnati ai tavoli da guide non vedenti e serviti da camerieri ciechi.
Sembra una follia, e invece accade ogni secondo mercoledì a Milano, in pieno centro.
Si tratta di uno degli eventi ideati dall’Istituto dei Ciechi di Milano. Un invito a sperimentare un modo diverso di relazionarsi con la realtà che ci circonda.
E’ un’ esperienza multisensoriale in cui la percezione delle cose e la comunicazione divengono più intene in assenza dei segnali provenienti dal canale visivo cui la società in cui viviamo ci ha ormai assuefatti.
Non vuole essere una simulazione della cecità ma piuttosto un invito a esperire sensazioni note in modo diverso.
Una fetta di pomodoro, una patatina salata, o una limonata, se gustate al buio possono diventare un’esperienza emozionante.
Photo©: Istituto Ciechi Milano
Del resto è ben noto che quando il canale visivo si azzera il cervello potenzia le percezioni sensoriali provenienti dai sensi residui.
E’ così che l’Istituto dei Ciechi di Milano ha pensato di proporre al pubblico dei “vedenti” una serie di esperienze “al buio“.
Come, ad esempio, Cafènoir; un modo insolito ed originale di dialogare con gli altri immersi nel buio, gustando alimenti e bevande che esaltano l’esperienza olfatttiva e gustativa, in una indimenticabile esperienza alla riscoperta dei propri sensi.
Scoprirete il valore della parola quale strumento di comunicazione. Non importa come siete vestiti, il colore dei vostri occhi o l’acconciatura dei capelli. Al buio conta ciò che pensate, ciò che dite e il modo in cui lo dite.
Perchè, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il buio non nasconde, ma svela.
Forse non lo sapete, ma i DCA sono pressochè sconosciuti tra i non vedenti. Una cosa, questa, che meriterebbe una approfondita riflessione.
Allora…perchè non provarci? Io l’ho fatto e non posso che raccomandarlo a tutti voi.
Perchè no……..un’occasione per scoprire le sensazioni che il cibo ci offre al tatto escludendo la vista…..questa me la segno!
PURTROPPO LA BULIMIA E’ IL MALE DEL SECOLO, COSI’ COME TUTTI I DISTURBI ALIMENTARI CHE COLPISCONO OGNI ANNO MIGLIAIA DI UOMINI E DONNE.
Ho 30 anni, convivo da due e una bellissima bimba di 18 mesi.
La mia storia non è semplice anche perchè i miei disturbi sono cominciati all’eta’ di 15 anni quando , ormai diventata donna, ho iniziato a rifiutare le mie forme da pin up e non gradivo sopratutto gli sguardi di molti uomini che cominciavano a guardarmi come una donna e non come una ragazzina.
Per prima cosa, guardandomi allo specchio, decisi di fare una dieta cosi per gioco eliminando tutto ciò che fosse dolce e salto.
E in poco tempo cominciai a perdere peso…passai dai 50 kg a 42kg
La fame era sempre meno ma io allo specchio vedevo una bellissima ragazza magra che portava la tg 38 e che non aveva piu’ quelle grosse “tettone” ma due piccoli seni acerbi…
La preoccupazione dei miei genitori cresceva ogni giorno di piu’ cosi come la mia autostima..mi sentivo bene nella mia nuova pelle.
Sono passata dal mangiare quasi niente (anoressia psicologica cosi la definiva il mio dottore perchè non avevo ancora varcato la porta dell’inferno) a desiderare fortemente il cibo cosi sentendo i racconti di amiche adolescenti ho cominciato a provocarmi il vomito…
Finalmente potevo assaporare nuovamente il gusto del cibo e tutti i suoi sapori senza dover mettere su peso, eh si, perchè ancora oggi la mia piu’ grande fobia è INGRASSARE
Mangiavo di tutto per poi correre nel bagno e rimettere..ovunque andassi l’essenziale è che avessi la toilette nelle vicinanze ma senza destare nessun sospetto tra i miei cari.
Ho finto a distanza di anni (nonostante ho perso l’amore della mia vita e molte amicizie) di essere guarita ma ancora oggi temo la bilancia, non mi concedo una cena con il mio compagno, ho quasi digiunato durante la gravidanza e mi concedo un misero pasto al giorno.
Peso 49 kg, sono alta 171cm ma ancora davanti a me vedo l’immagine di una donna grassa che quando vuole concedersi qualche prelibatezza mangia per poi andarlo a gettare in quell’angolo funesto di casa mia, senza che nessuno possa vedermi e lontana dagli occhi di mio marito al quale racconto di avere disturbi allo stomaco quando mangio qualcosa.
Ho paura, paura di non farcela ma sopratutto paura di non uscire da questo tunnel e di essere un cattivo esempio per mia figlia.
Sabrina
mail: [email protected]
ok
Se posso vorrei invitarvi ad una conferenza pubblica a ingresso libero tenuta da una persona profonda e sensibile, Marco Ferrini, che tratterà il tema “Psiche e Alimentazione, cibo per il corpo e cibo per la mente”, si terrà all’Università di Bologna sabato 8 novembre alle ore 15,30 in Via Selmi 2. Un caro saluto, Beatrice
Si può avere disturbi alimentari a 40 anni? Lo trovo pazzesco ma è così per me. Bulimia Nervosa, non mi procuro il vomito ma controllo perennemente la dieta e passo un sacco di tempo in palestra, questo tra un attacco e l’ altro. Ho provato a rivolgermi a un centro ospedaliero, ma non è assolutamente semplice, per poterti fare aiutare dovresti non lavorare. Come si fa a fare terapia di gruppo o individuale nel corso della mattinata in giorni feriali?
C’è qualcuno che conosce dei gruppi di auto aiuto in Torino e dintorni? Grazie.
…un saluto e un buon lavoro…vi invito nel nuovo portale di “Psichiatria e CyberTherapy”…
Paola io son di torino
Le storie di bulimia e anoressia sono purtroppo molte, io a quasi quarant’anni ho avuto il coraggio di scrivere la mia (iniziata a venti) in un libro “Milano-Collezioni andata e ritorno” (ed. Libero di scrivere) . E’ diventato anche un libro parlato che ho donato all’Unione Ciechi di Asti e che farà da sottofondo ad una futura cena al buio. A tutti coloro che convivono con i disturbi alimentari un grosso in bocca al lupo!
Mia sorella è morta a 17 anni per questa malattia, il suo cuore ha ceduto,
purtroppo non si è consapevoli che per cercare di essere accettate e piacere a tutti i costi si diventa schiavi del sistema dell’apparire, quanta sofferenza anche per la famiglia, ma …
non si può scegliere di nascere ….però si può scegliere di morire
ma si può anche scegliere di vivere….il suo bisogno era solo quello di apparire o cercava altro,la malattia non è solo una conseguenza del non star bene con il proprio corpo ma è alimentata da molteplici fattori,insignificanti visti singolarmente ma terrificanti da sopportare tutti insieme…
“I DCA sono pressochè sconosciuti tra i non vedenti”.
Davvero?
Questa non la sapevo. Interessante. Molto.
E se gli specchi non esistessero? Non è una battuta.