Violenza: come reagire
Come si vede spesso nei commenti del blog, la violenza sessuale è un fatto molto più comune di quanto non si pensi di solito.
Come abbiamo visto più volte, inoltre, la violenza sessuale rappresenta un evento traumatico che può essere un fattore predisponente e/o scatenante per diversi disturbi psicologici.
Ma come reagire quando ci si ritrova nella parte delle vittime? Eccovi alcuni consigli del Centro Donna L.I.S.A., nota associazione romana per la difesa delle donne.
Partiamo innanzitutto dalle definizioni. La legge 15 febbraio 1996 n. 66, abrogando la precedente disciplina che considerava la violenza sessuale come un reato che offende la morale e la società, ha finalmente riconosciuto e tutelato il diritto delle donne, intendendo la violenza sessuale come un delitto contro la persona.
La normativa attuale punisce chiunque costringa una persona, con violenza o minaccia, o abusando di un suo stato di inferiorità fisica o psichica, a compiere, o subire, atti sessuali.
La pena prevista è particolarmente elevata (da 5 a 10 anni) e viene comminata a seguito di un processo che, se la vittima lo richiede, può essere tenuto a porte chiuse, senza la partecipazione del pubblico e senza che il suo nome e la sua immagine possano apparire sui giornali.
Pene ancora più severe sono stabilite in caso di violenza sessuale di gruppo.
La nuova legge stabilisce, inoltre, che ogni atto sessuale, anche consenziente, compiuto su una persona di età inferiore ai 13 anni è da ritenersi violenza sessuale.
Non solo tali, al contrario, gli atti compiuti da due soggetti, avendo in ogni caso entrambi più di 13 anni, fra i quali la differenza di età non sia superiore a 3 anni (cioè al massimo 16 anni).
Dopo che si è subita violenza è molto importante recarsi il prima possibile da un medico di fiducia o in ospedale affinché venga certificato il proprio stato di salute e le eventuali lesioni sia fisiche che psicologiche.
Fatelo anche se non sono presenti segni visibili di violenza, l’importante è che il medico rilevi anche un eventuale stato di agitazione e paura, il reato, infatti, è punibile anche se la violenza sessuale non si è compiuta, ma l’ aggressore ne aveva tutta l’intenzione ed è stato fermato per una causa esterna e non per propria volontà (es. la vittima è riuscita a scappare, o è intervenuto qualcuno).
I certificati serviranno inoltre per ottenere eventuali risarcimenti dei danni subiti oltre che per avvalorare la propria parola davanti ai giudici.
Perché si punisca il responsabile è necessario che si presenti querela nei suoi confronti, o, qualora trattasi di sconosciuto, verso ignoti; la querela deve essere presentata entro sei mesi dal giorno in cui si è subita la violenza, personalmente ad un ufficio della Polizia giudiziaria, o ai Carabinieri o, per mezzo di un avvocato, direttamente alla Procura della Repubblica.
Una volta proposta la querela non si può più ritirarla ed il procedimento penale avrà il suo corso comunque, così il querelato non può più costringere la vittima in alcun modo a ritirare la sua denuncia con minacce o ricatti.
Se avete meno di 14 anni, o se la violenza vi è stata inferta da un genitore, o da un convivente, o comunque da persona a cui si è affidati, da un pubblico ufficiale, o da un incaricato di un pubblico servizio nell’esercizio delle sue funzioni, o se la violenza viene compiuta alla presenza di un minore, il procedimento si apre d’ufficio, anche senza querela.
Ciò significa che chiunque ne sia venuto a conoscenza, può denunciare il fatto e si apre un procedimento penale indipendentemente dalla volontà di chi ha subito la violenza.
Durante il processo non devono essere rivolte alla vittima domande sulla sua vita privata, sul suo modo di vestire o sulla sua sessualità, se però succede, fatelo presente a chi vi interroga e al vostro avvocato.
Se rientrate in una fascia di reddito molto bassa e non siete in grado di pagarvi un avvocato di fiducia, questo potrà essere pagato dallo Stato; potrete inoltre costituirvi parte civile chiedendo i danni sia materiali che morali della violenza subita, nonché farvi affiancare nel processo da associazioni di donne.
Se il reato è stato commesso da un prossimo congiunto, o da un convivente è possibile chiedere al giudice un provvedimento di allontanamento di chi ha usato violenza dalla casa familiare.
Se necessario potete anche chiedere al giudice che il colpevole non si avvicini ai luoghi che frequentate abitualmente, come il luogo di lavoro, nonché che vi venga attribuito un assegno di mantenimento (vedi: nuova tutela a fronte di maltrattamenti).
Un’ultima cosa: se temete che la persona che vi ha usato violenza sessuale sia infetta da malattie sessuali, potete chiedere al Giudice che disponga tuttti gli accertamenti medici necessari ad accertarlo.
Vorrei urlare,
semplicemente urlare finchè ho fiato in corpo,
urlare per tutti gli anni che sono stata zitta.
Un mese fa, per la prima volta, ho raccontato chiaramente quello che mi è successo anni fa. Non l’ho fatto a voce ma scrivendolo su skype ad una persona meravigliosa che ho incontrato in questo blog…e già qualcosa si era smosso.
Poi, qualche giorno fa, l’articolo sul dottor G. seguito da quello dell’identikit del terapeuta-predatore, e l’esortazione di Fabio a dire la nostra.
Ed ecco che di nuovo mi racconto, parlo di quello che è successo: mi sembra di reagire bene, scrivo cose sensate, ma lo schifo sul fondo del mio stomaco, del mio cuore, della mia anima, si smuove sempre di più.
Lo stesso giorno decido di parlarne al telefono con la persona con cui sto facendo una terapia “alternativa”, non riesco a parlargliene in modo molto scorrevole, cerco di farmi capire ma lei mi costringe a “dire” e così, per la prima volta, escono frasi che non avevo mai udito uscire dalla mia bocca e, dicendole, diventano sempre più reali.
Tutto l’incubo sotterrato diventa sempre più reale.
Negli ultimi due giorni sono rimasta a letto fino a tardi perchè non me la sentivo di affrontare la giornata, oggi pomeriggio non sono riuscita ad uscire e non sono andata dallo psico e stanotte, dopo tanti giorni di positività, ho sentito forte il desiderio di vomitare e di tagliarmi con tutta la violenza che mi è possibile.
Non sono riuscita a ricollegare subito questo mio stato con ciò di cui avevo parlato, ci ho pensato solo stasera. E’ incredibile come spesso mi sfuggano collegamenti che sono palesi.
Che marciume che si è staccato dal fondo.
Saranno dovuti alla “v i o l e n z a” (o cavolo, questa parola è la prima volta che la pronuncio riferita a me…sarà pertinente con la mia storia?) le scarnificazioni, le bruciature di sigarette e i tagli?
E’ un episodio che non ho mai fatto rientrare nella mia “anamnesi”…ho sempre ragionato sulla mia famiglia, anche perchè la prima volta che ho vomitato avevo 12 anni…però l’autolesionismo e la vera bulimia estenuante sono arrivati dopo l’episodio…forse è stato solo un aggravante…
Cmq, Fabio, non sa quanto le sia grata di aver creato questo sito…Questo posto mi fa sentire a casa e mi ha aiutato davvero tanto a scavare dentro di me! Speriamo di arrivare ad un fondo prima o poi e di riuscire a sostituire tutto lo schifo con tante cose belle.
Tutti questi consigli sono utilissimi ma…come superare il terrore di parlarne con qualcuno? La paura di sentirsi dire “è stata colpa tua”, come continua a ripetere la mente?
Sarebbe bello che ci fosse più informazione nelle scuole. Non so se ora sia cambiato qualcosa, ma 13 anni fa avrei tanto voluto che qualcuno, magari proprio a scuola, mi dicesse come fare il test per l’aids e a chi chiedere aiuto se avessi scoperto di essere incinta, ma non sapevo con chi parlarne…(Certo gli interlocutori ideali sarebbero i genitori ma a volte non è possibile).
Certo convivere a 13 anni con queste paure è pazzesco…Kiara ti sono vicina…
kiara ti abbraccio forte…per sostenerti un po e per darti forza. Sei una persona meravigliosa e mi dispiace…leggere che non stai bene.
Hai ragione Kiara.
L’articolo lasciava (volutamente) indietro la parte psicologica del “cosa fare”.
C’erano talmente già tante cose da dire dal punto di vista pratico, che aggiungerci anche quello sarebbe stato troppo.
E’ però mia intenzione tornarci sopra per farne un discorso autonomo. E per completare quanto lasciato in sospeso.
In sintesi potremmo dire che la prima cosa da farsi in questi casi sarebbe proprio quella che tu stai facendo oggi.
Trovare un modo e uno spazio per tirare fuori tutto e liberarsene.
Non lasciare nulla a marcire dentro di sè.
E’ la stessa tecnica di abreazione che si usa nell’approccio psicologico ai disturbi acuti da stress (vittime di disastri, attentati, etc.).
E si basa sul fatto che se si riesce ad aiutare subito la persona a buttare fuori tutto quello che sente, e che prova, siamo già un pezzo in là nell’evitare complicanze psicologiche.
Buonasera a tutti,
sono ritornata dopo una bella pausa perchè leggere ciò che è scritto qui a volte è doloroso e fa risalire vecchi fantasmi…A proposito di violenza,io l’ho subita quando ero piccola(in realtà non so se definirla così…o forse non voglio ritenerla tale perchè mi vergogno);uno dei miei cugini mi toccavaquando dormivamo insieme nello stesso letto e lo ha fatto per parecchio tempo..quando veniva a casa per pranzo ed io andavo nella mia cameretta a riposare veniva a stendersi accanto e mi toccava;un altro mio cugino voleva giocare a moglie e marito ed un pomeriggio mi sono ritrovata con lui sul letto ed ha simulato un rapporto..strusciandosi su di me e poi altri ricordi di questi episodi forse li ho rimossi..non saprei;poi mio fratello un giorno mi hadetto che mi avrebbe pagato se gli avessi permesso di mettere un tappo…vabbè dietro..cmq adesso non voglio più scrivere nulla,già ho fatto uno sforzo e mi vergogno anche se ho tana rabbia dentro e con gli uomini sono sempre molto isterica e diffidente..a volte mi sento ossessionata al pensiero che qualcuno possa toccarmi:Per fortuna nel mio cammino non ho mai trovato psichiatri malati di sesso.E poi comunque credo di avere una visione distorta dell’intimità sessuale;insomma all’interno di un rapporto dopo poco ho sempre iniziato a sentirmi sporca,come se stessero facendomi violenza e quindi è subentrato sempre il rifiuto .Magari nella mia mente fantastico ma se arriva l’impatto con la realtà e quindi con un uomo quasi sempre provo ribrezzo…Un saluto a tutti
Le violenze come i disturbi alimentari sono abiti che purtoppo anche se sporchi non possiamo togliere, rimangono con noi e un odore una foglia un biscotto sono cose che troviamo in tutti i nostri giorni e queste piccole cose possono far riaffiorire fuori i mostri del nostro passato… Credo che appoggiarsi a qualcuno sia importante,,, io sbagliai ad appoggiarmi ad un uomo che non voleva altro che il mio corpo, lo cappii tardi quando mi buttò addosso dei soldi, … e la bulimia? la bulimia mi butta addosso me stessa… mi sposta come ua marionetta, ho finito per dare un identità a questa parola: BULIMIA: il nome della donna che mi tiene legata a sè e per quanto tu possa far uscire dalla gabbia il tuo uccellino se è lì chiuso da anni, andrà sempre a sbattere da una parete all’altra cadendo, è inevitabile.. Lei è la mia corda al collo, ogni volta che mi allontano ………………. è così magra che ride se ingrasso e così grassa che si riflette in me quando peso 40 kl è così cattiva da sciogliermi solo davanti ad un pasto, a dei dolci, a una torta al cioccolato e poi da sola vado in bagno a vomitare, e lei? Lei se la ride e se la ride …. e mi ripete: “Guardati, come sei ridotta.. mi fai quasi pena, ops non hai forse dimenticato i dolci che tuo fratello ha portato dalla pasticceria??” …
violenza psicologika insulti da terzi o famigliari e^anke violenza ma da famigliari malati di depressione aggressivi ….
le cicatrici delle violenze restano con noi per tutta la vita.
provocando danni a volte irreparabili.
ciao,il mio caso è un caso particolare perchè la violenza la sto subendo io indirettamente e psicologicamente,mi spiego
ho sposato una donna meravigliosa, la mia prima volta è stata con lei,lei lo aveva già fatto con un’altro uomo,e fin qui nessun problema…insomma più o meno devo ammettere che la cosa è un po fastidiosa comunque avevo superato questo muretto.
dopo qualche anno di matrimonio mia moglie mi ha confidato che la sua prima volta non era stata una cosa veramente voluta da lei, ma ha dovuto sottomettersi all’uomo con cui usciva.all’epoca lei aveva circa quindici anni e lui più del doppio,lui aveva una bella macchina e faceva la bella vita,passava il tempo a gironzolare intorno alle scuole e invitava le ragazzine a fare un giro sulla sua bella macchina. Potete capire che il passo è breve un uomo di oltre tren’anni quanto ci mette a convincere una ragazzina di quindici? Il problema è che mia moglie questa violenza in tutti questi anni ha solo fatto finta di dimenticarsene,e purtroppo ogni tanto ,lei non me lo dice ma io me ne accorgo,nei nostri rapporti intimi lei è molto fredda.io sto cercando di aiutarla in tutti modi possibili a rimuovere questo fatto,parlandone,cercando di metterla a suo agio nell’intimità.Purtroppo mi accorgo anche che la cosa giorno dopo giorno mi sta entrando come un tarlo nel cervello e sta diventando ogni giorno più insopportabile,sono arrivato al punto di fare delle ricerche per rintracciare questa persona per fare non so ancora cosa.non so se è possibile a distanza di anni denunciare queste cose,poi servirebbe a qualcosa?
mi vergogno per quello che gli uomini fanno sulle donne.
Pierrot nonc redo serva fare quello che tu haiintenzione di fare…la cosa deve superarla lei…e deve volerlo lei..magari facendosi aiutare…sulla questione verginità al matrimonio…la considero una cosa non rilevante nell’amore tra due persone.
Non credo serva a qualcosa rintracciare questo uomo,se non riesce tua moglie a superare questa cosa c’è ben poco da fare anzi,forse (e dico forse) questo tuoi gesto verrebbe visto come una sorta di intromissione forzata in quella parte della sua vita che la riguarda nel profondo….Credo tu stia già facendo molto standole vicino ma rimango perplesso a proposito di quello che scrivi all’inizio..
Non capisco il tuo fastidio nell’apprendere che per lei non era lap rima volta..è dovuto più all’ orgoglio maschile o al fatto che lei sia stata forzata (cosa che non credo visto che ti è stato confidato anni dopo)..
Leggere le vostre frasi,i vostri commenti mi ha dato la forza di scrivere e sfogarmi…Sono anche io da qualche anno nel tunnel della bulimia quando meno te lo aspetti quando sembra che tutto sia finito alla prima difficoltà hai di nuovo la sensazione che vomitare sia l’unica soluzione per farti sentire più forte.La nostra è una richiesta indiretta di aiuto un modo per attirare l’attenzione del mondo,un modo per reagire ai problemi.Non so neanche io cosa mi abbia spinto a questo so solo che uscirne sarà davvero difficile anche mi sento sola in questa battaglia.