Cut! I numeri dell’autolesionismo

 Photo©: CUT The Movie

In America li chiamano cutters che significa taglierini, ma potrebbe anche essere tradotto come tagliatori, o burners che potremmo tradurre come bruciatori. Da noi il termine esatto è autolesionisti.

Sono persone, più spesso adolescenti, che nei momenti di stress, di disperazione, di rabbia, di angoscia, di noia si auto-procurano delle piccole lesioni cutanee, mai troppo gravi, ma sufficienti a lasciare cicatrici talora permanenti.

La lesione può essere procurata con temperini, forbicine, o lamette (da qui il termine cutters), ma anche con spilli, aghi, o addirittura bruciandosi con la brace della sigaretta o la fiamma dell’accendino (burners), ed in molti altri modi ancora.

Ma perchè lo fanno?

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Pro-ANA. Non è un virus informatico!

Photo©:Pro Ana (dot) US

Pro-Ana (abbreviazione per Pro-Anoressia), è un termine che fu coniato una decina di anni or sono per identificare una serie di siti Internet che sembravano promuovere l’Anoressia e la Bulimia (Pro-Mia) come una scelta ed uno stile di vita e avevano lo scopo di permettere alle persone che soffrivano di anoressia di entrare in contatto tra loro.

Il fenomeno giunse all’attenzione dei media intorno al 2001 e fu subito (mal) interpretato come un modo per fare proseliti e per creare un movimento a favore dell’anoressia. La notorietà non tardò pertanto ad arrivare. E con questa anche i giudizi trinciati sommariamente tanto dagli opinionisti come pure dalla gente comune.

A seguito di questa attenzione mediatica le visite ai siti marchiati come Pro-Ana e Pro-Mia si moltiplicarono e questo portò, allo stesso tempo, sia effetti positivi che negativi.

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Omosessuali maschi più a rischio di DCA?

Graphics©: ENO

Queste almeno sarebbero le conclusioni cui è giunto un recente studio della Mailman School of Public Health della Columbia University di New York che ha indagato 516 nuovi cittadini trasferitisi a NY city di cui 126 esclusivamente eterosessuali e gli altri in parte bisessuali e in parte omosessuali.

Secondo gli autori dello studio, pubblicato nello scorso aprile, ed unico finora nel suo genere, almeno il 15 per cento degli omosessuali e dei bisessuali di sesso maschile hanno riferito di aver sofferto in qualche momento della loro vita di un disturbo del comportamento alimentare. Un problema analogo è invece stato riferito solo dal 4 per cento degli uomini eterosessuali.

Sempre secondo gli autori il motivo non sarebbe da ricercarsi nel fatto di essere omosessuali.

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La triade patologica dell’atleta di sesso femminile

Graphics©: Coolsvstar650

Detto così non è altro che una brutta traduzione dell’inglese: The Female Athlete Triad, ma il concetto che questa definizione esprime emerge chiaramente lo stesso.

Stiamo parlando di una sindrome recentemente descritta in atlete di sesso femminile (da qui il nome) che in breve tempo si è conquistata una grande notorietà nel mondo dello sport professionistico.

Ma procediamo con ordine.

E’ noto da molto tempo che la struttura di personalità che predispone una donna ad emergere nel mondo dello sport professionista pare predisporla anche a contrarre un disturbo del comportamento alimentare.

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Grassi e sani, vero o falso?

Photo©: Amazon.com

Essere in sovrappeso sembra non essere più quella situazione ad alto rischio di malattia e di morte che per anni i ministeri della salute dei governi occidentali hanno ritenuto che fosse.

Uno studio pubblicato due anni fa da Katherine Flegal, ricercatrice dei Centers for Disease Control (il massimo organismo di ricerca epidemiologica degli Stati Uniti) ha infatti eseguito una nuova analisi statistica sui dati ricavati da un’indagine nazionale sull’obesità.

I risultati sono a dir poco sorprendenti; il rischio di morte degli adulti definiti in sovrappeso (ma non obesi, attenzione!) sarebbe inferiore a quello degli individui con peso normale.

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Grazie Extera!

 Photo©: Extera

E’ più bello. E’ più moderno. E’ più funzionale. E’ più interattivo.
E’ diventato un Blog, ma in fondo è sempre il sito di prima (con un bel po’ di funzionalità in più).
E’ il regalo che gli amici di EXTERA ci hanno fatto per questo 2008.
Un sito completamente nuovo e al passo con i tempi.

Sono trascorsi ormai dieci anni da quando siamo entrati in rete per la prima volta.
Sette da quando il sito ha subito la sua prima ristrutturazione e la traduzione in lingua inglese. Quattro da quando abbiamo scalato le classifiche delle Internet Yellow Pages.

Insomma, era venuto il momento di rimodernarlo.

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The Calorie Restriction Society

Graphics©: Calorie Restriction Society

Può la restrizione delle calorie aiutarvi a vivere più a lungo?

Il progetto di ricerca della Calorie Restriction Society vi può aiutare a scoprirlo!

La Calorie Restricting Society è un gruppo di entusiasti che conta attualmente circa duecento iscritti che fanno riferimento al suo sito web.

Scopo degli iscritti è di diminuire il consumo quotidiano di calorie nella speranza di vivere più a lungo.

Facendo riferimento ad una serie di ben noti studi scientifici eseguiti su ratti e topi (vedi il grafico di cui sopra), che paiono dimostrare questa teoria, la maggior parte di loro ha scelto di diminuire il consumo quotidiano di cibo del 25% mantenendo però intatte tutte le percentuali di proteine, carboidrati, lipidi, vitamine e oligoelementi necessari per una dieta nutriente.

Quindi il loro modo di alimentarsi è ben diverso da quello delle persone sofferenti di anoressia. Eppure…

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Effetti della transizione alimentare

 Photo©: Adbusters

Lo scorso sedici ottobre la FAO ha celebrato, come ogni anno dal 1981, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione.
Le conclusioni non sono belle.

Il pianeta produce abbastanza cibo da sfamare tutti ma, ciò nonostante, ancora oggi circa OTTOCENTO MILIONI DI PERSONE vanno a dormire regolarmente senza cena.
In parole povere non possono permettersi una dieta che fornisca loro l’apporto calorico-proteico necessario per svolgere le normali attività quotidiane.
La causa di tutto questo è fondamentalmente una: la POVERTA’.

I paesi poveri non hanno il denaro necessario per acquistare abbastanza cibo sui mercati mondiali anche quando questo è disponibile e, sempre a causa della povertà, non hanno i mezzi e le risorse umane per produrlo in proprio.
I paesi maggiormente denutriti sono: Eritrea, Congo, Burundi, Isole Comore, Tagikistan, Sierra Leone, Zambia, Haiti, Etiopia e Zimbabwe (ma la lista è piuttosto lunga).
Nel frattempo, è insorto anche un altro problema.

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L’anoressia è una malattia psichiatrica

Photo©: Oliviero Toscani

L’anoressia è una malattia psichiatrica! (e non ha niente a che fare con la moda…).

Questa almeno, è la “rispettabile” opinione degli stilisti Dolce e Gabbana.
La presente dichiarazione è stata rilasciata ad un newsmagazine femminile nel corso delle ultime sfilate milanesi e sintetizza efficacemente i nuovi ordini di scuderia impartiti dagli imprenditori della moda ai press agent e ai loro portavoce.

La nuova teoria dice infatti che le modelle magrissime che sfilano in passerella oggi, sono naturalmente magre e non soffrono di alcun disturbo alimentare. Basta quindi accusare la moda di essere concausa delle malattie psichiatriche!

Questo spiega probabilmente perché fino ad oggi nessuna azienda del settore abbia sentito il bisogno di sponsorizzare campagne pubblicitarie di sensibilizzazione (o interventi di psico-educazione) su questi problemi, anziché sponsorizzare regate, scuole di sci, mostre d’arte, etc.

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