Le persone che soffrono di DCA basano la valutazione di se stesse esclusivamente sul loro peso e sul loro aspetto fisico.

Pensano, cioè, che se solo riusciranno ad essere abbastanza magre, riusciranno anche ad affrontare le sfide della vita: trovare un partner, trovare un lavoro gratificante, avere degli amici, essere ammirate etc.

Questo pregiudizio cognitivo le porta ad avere continui pensieri problematici nei confronti del proprio corpo (pensieri del tipo: “ho la pancia gonfia”, “ho le gambe troppo grosse”, “sono una grassona inutile”, “sono aumentata di un chilo, quindi oggi e domani dovrò digiunare”, “sono così grassa da fare schifo “, “non posso pesare più di 40 chili”, etc.) che con il tempo tendono a diventare delle vere e proprie ossessioni.

A tutto questo si associa una incapacità di valutare obbiettivamente l’aspetto del proprio corpo.

Per questi motivi, molte pazienti con DCA arrivano a raggiungere livelli di sottopeso e stati di denutrizione che possono apparire incredibili, se si dimentica il fatto che tutta la loro autostima è legata soltanto alla loro capacità di mantenere sotto rigido controllo il proprio peso.

Quando si è vittime di una simile visione di sé, qualsiasi situazione della vita, anche se non ha nulla a che fare con il corpo, può innescare la preoccupazione per il corpo e per il peso, scatenando angoscia e nuovi tentativi di ottenere un ulteriore controllo.

Rompere questo circolo vizioso cognitivo-comportamentale, che esiste tra l’immagine del corpo disturbata e l’eccessiva importanza che queste pazienti attribuiscono al corpo ed all’aspetto fisico, è uno dei principali compiti della terapia dei DCA.

Esistono infatti una serie di tecniche specificamente mirate alla ristrutturazione dellâimmagine corporea che associate alle altre tecniche terapeutiche permettono di aiutarele pazienti a superare il disprezzo per il proprio corpo e a ricominciare ad amarlo.

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