Con il termine abuso sessuale, si intende il fatto che un adulto rivolga attenzioni
sessuali ad un minore.

Queste attenzioni sessuali possono includere diversi tipi di
comportamenti, che hanno tutti in comune il fatto di essere messi in atto in condizioni di coercizione del bambino/a.

L’adulto abusante è infatti più grande, più forte e, in genere, possiede un potere o una
autorità sulla vita della sua vittima. Basandosi su questo potere può costringere, o corrompere il bambino/a obbligandolo a sottoporsi all’abuso.

I dati della letteratura scientifica sembrano indicare che l’abuso subito durante l’infanzia possa avere un ruolo indiretto nell’influenzare i processi psicologici che predispongono allo sviluppo della patologia alimentare.

Alcuni dati indicano che questo processo è legato non solo all’abuso sessuale ma anche a qualsiasi tipo di violenza (percosse, minacce etc.) subite dal bambino/a.

Una percentuale variabile dal 20 al 50% dei pazienti con disturbi alimentari riferisce infatti di avere subito abusi di tipo fisico e/o sessuale nel corso dell’infanzia.

E’ però anche vero che la stessa percentuale di abusi si osserva in altre tipologie di pazienti psichiatrici, il che starebbe a significare che l’abuso sia un fattore di rischio generico per la patologia psichiatrica in generale.

Nel caso dei disturbi alimentari, l’abuso sessuale si associa di solito alla compresenza nelle pazienti di disturbi della personalità, ma non è provato che questo peggiori la gravità del quadro clinico o la sua prognosi.

In ogni caso, la presenza nella storia di un paziente di un abuso fisico o sessuale, lo renderà molto più diffidente nei confronti delle persone che dovranno aiutarlo (terapeuti compresi) questo, ovviamente, renderà la relazione terapeutica molto più difficile.

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