Avete mai pensato di usare una macchina fotografica per scoprire davvero come siete fatti?
La fotografia, mezzo di espressione artistica piuttosto recente (le prime immagini fotografiche furono scattate nel 1827), é infatti un modo molto efficace per indagare nell’animo umano.
Perché, dunque, non usarla come un mezzo per tentare di far emergere, raffigurare, pertanto “immaginare” le parti più nascoste del Sé?
Come? Utilizzando la tecnica dell’auto-ritratto fotografico.
L’auto-ritratto fotografico, nella mia esperienza, è il modo più rapido, anche se non necessariamente più semplice, di raffigurazione psichica che si possa immaginare.
Non richiede il possesso di particolari abilità artistiche, ma soltanto l’apprendimento di poche nozioni di tecnica fotografica.
Per converso, permette letteralmente di poter “re-inquadrare” e “re-inventare” quelle immagini di Sé che sono state proposte all’individuo da altri e in seguito da lui stesso “mitizzate”.
È facile vedere tutto questo osservando, per esempio, che le fotografie del passato di qualsiasi individuo derivano quasi tutte da scelte arbitrarie operate da altri e non attribuibili a lui.
Si tratta di fotografie di parti di Sé (individuali o collettive) scattate in momenti sensibili del suo sviluppo psico-sessuale, dalle quali sono derivate immagini a cui sono state indissolubilmente connesse determinate raffigurazioni di Sé.
La tecnica dell’auto-ritratto fotografico non soltanto permette di esplorare l’immagine di base (cosciente) che l’individuo ha di sé stesso, ma fornisce anche un modo per cercare immagini differenti (inconsce). Immagini, cioè, diverse da quelle conservate nella mente dell’individuo fino a quel momento.
Fotografarsi può essere un modo di ri-esaminare la propria costruzione fisica, psichica e sociale mediante l’uso di immagini .
E l’auto-ritratto è la fotografia delle diverse facce di un individuo, la fotografia delle sue emozioni e dei suoi sentimenti, talora espressi in tutta la loro crudezza. Facce talmente libere da restrizioni e vincoli da risultare letteralmente “irriconoscibili”, ma che la tecnica dell’autoritratto permette di oggettivare e controllare anche nei loro aspetti più disturbanti prendendo da questi una giusta distanza.
Se adeguatamente guidato, l’auto-ritratto fotografico può risultare, pertanto, un modo assai efficace per aiutare l’individuo a ri-vedersi, ri-conoscendosi in immagini diverse da quelle preventivamente immagazzinate nella propria memoria e, mediante l’integrazione di queste immagini dentro di sé, può permettere di arricchire significativamente la propria personalità e di diminuire il rischio di manifestare disturbi psicologici.
Il progetto autoritratti è diventato anche un libro, un agile manuale di auto-aiuto che permette a chiunque di mettere in pratica il metodo in completa autonomia.
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Se volete provare come funziona potete quindi cercare il libro: Ri-Vedersi. Guida all’uso dell’autoritratto fotografico per la ricerca e la costruzione di sè (RED! Studio Redazionale).
Se poi volete saperne di più sul progetto autoritratti e/o sui prossimi laboratori in programma mandateci una mail!
Oppure, visitate il Blog Ri-Vedersi.