Social media e contagio psicosomatico
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Il ruolo dei social media come incubatore di psicopatologia della personalità e del comportamento, in particolare nel contesto dei disturbi alimentari, consiste in una complessa interazione tra autenticità dei sintomi e contagio sociale di tipo psicosomatico. Queste piattaforme agiscono spesso come strumenti a doppio taglio, offrendo da un lato reti di supporto e perpetuando al contempo comportamenti e ideali dannosi.
Certo, i social media possono fornire un sostegno e una convalida alle persone che lottano contro i disturbi alimentari. Le piattaforme possono offrire comunità in cui gli individui condividono esperienze, strategie di coping e storie di guarigione. Grazie a questo aspetto che si basa sull’autenticità dei sintomi e dei disturbi, i pazienti trovano contenuti utili e si sentono meno isolati nelle loro lotte.
Tuttavia, il lato oscuro dei social media risiede nel loro potenziale ruolo di contagio sociale psicosomatico. La natura pervasiva delle immagini corporee idealizzate e la glorificazione della magrezza possono esacerbare l’insoddisfazione corporea e i comportamenti alimentari disordinati. Gli utenti, soprattutto gli adolescenti e i giovani adulti, sono particolarmente suscettibili a queste influenze a causa della loro fase di sviluppo e dell’elevato coinvolgimento nei social media. L’esposizione costante a tali contenuti (frequentemente falsati) può portare all’interiorizzazione di standard non salutari, innescando o peggiorando i disturbi alimentari.
Molti contenuti presenti su piattaforme come TikTok si presentano come fake dal punto di vista psicopatologico, nel senso che suggeriscono insiemi di segni e sintomi che non corrispondono nella realtà ad alcuna patologia realmente esistente. Il cosiddetto fenomeno del “confrontati-e-disperati”, in cui gli utenti confrontano il proprio corpo e le proprie abitudini alimentari con quelle descritte online, provoca spesso sentimenti di inadeguatezza e un’immagine corporea distorta. Questo confronto può fungere da catalizzatore o intensificare i disturbi pre-esistenti.
In conclusione, se da un lato i social media possono convalidare e sostenere chi soffre di disturbi alimentari, dall’altro possono favorire e amplificare queste condizioni attraverso il contagio sociale psicosomatico inducendo quadri sintomatici che risultano confusivi anche per i clinici che sono chiamati a valutarli. L’impatto dei social media sui disturbi mentali in genere è un misto del riflesso di testimonianze reali e del contributo allo sviluppo o all’esacerbazione di queste condizioni da parte di contibuti di dubbia veridicità che spesso promuovono immagini e comportamenti imitativi malsani. Purtroppo ad oggi non esistono ancora watch-dogs in grado di prevenire la diffusione di contenuti tossici in rete e gli stessi controllori delle piattaforme incriminate non sembrano prendere sul serio il problema.