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Disturbi alimentari e ADHD: un’associazione complicata

L’associazione tra Disturbi alimentari e ADHD

associazione tra Disturbi alimentari e ADHDImage ©: Geralt

Sapevi che i disturbi alimentari possono associarsi a una ADHD? Se ti sei mai ritrovato a mangiare senza controllo, a sentirti in colpa subito dopo, o a passare ore e ore a pensare al cibo, al peso o al corpo, sappi che non sei solo. E se oltre a questo ti riconosci anche in una mente che salta da un pensiero all’altro, nella fatica a concentrarti, a stare fermo o a gestire le emozioni… beh, potresti trovarti nel mezzo di una combinazione più comune di quanto non si pensi: ADHD e disturbi alimentari.

Questa combinazione si chiama comorbidità – una parola complicata per dire che due difficoltà diverse possono convivere e influenzarsi a vicenda. E quando succede, può diventare davvero dura capire da dove iniziare per stare meglio.

Perché ADHD e disturbi alimentari si associano così spesso? L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) non riguarda solo i bambini iperattivi ma anche gli adulti, spesso senza che nessuno lo abbia mai diagnosticato. Si manifesta con difficoltà a mantenere l’attenzione, gestire il tempo, organizzarsi, ma anche con emozioni intense e reazioni impulsive.

Ora pensa al cibo: è sempre lì, disponibile, veloce, capace di calmare, distrarre o dare una sensazione momentanea di piacere. Per chi ha l’ADHD, il cibo può diventare un modo per regolare emozioni difficili, noia, ansia, frustrazione o anche solo per sentirsi “a posto” per un attimo.

In particolare:

  • il binge eating (le abbuffate compulsive) è molto frequente in chi ha ADHD;
  • anche l’anoressia e la bulimia possono nascondere una fatica più profonda nel gestire emozioni e impulsi;
  • nelle donne, l’ADHD è spesso meno visibile e può essere mascherato da un forte controllo sul corpo e sull’alimentazione.

La buona notizia è che si può lavorare su entrambi, insieme. Forse ti è già capitato di iniziare un percorso per l’ADHD o per i disturbi alimentari, ma senza sentire un vero miglioramento. Questo accade quando si guarda solo a metà della storia (come accade nell’associazione tra autismo e disturbi alimentari).

Per stare davvero meglio, serve un approccio che tenga conto di entrambe le cose. Non è una questione di “etichetta”, ma di capire davvero come funzionano il tuo corpo e la tua mente.

Nel mio lavoro come psicoterapeuta, ho visto che:

  • quando si lavora solo sul cibo senza toccare l’ADHD, il miglioramento è spesso temporaneo;
  • quando si riconosce l’ADHD e si lavora anche su come ti fa vivere le emozioni, il tempo, il corpo e le relazioni, il percorso diventa più profondo e autentico;
  • non sei sbagliato: semplicemente, stai lottando con due difficoltà che si alimentano a vicenda.

Da dove partire? Ecco qualche spunto concreto:

  • Se ti riconosci in quello che hai letto, parlane con uno psicoterapeuta che conosca bene sia l’ADHD che i disturbi alimentari.
  • Scrivi nero su bianco i momenti in cui ti senti fuori controllo col cibo: cosa succede prima, cosa provi dopo?
  • Inizia ad osservare il tuo rapporto con il tempo, con l’attenzione, con il corpo. Non per giudicarti, ma per conoscerti davvero.

E ricorda: chiedere aiuto non significa essere deboli. Significa avere il coraggio di affrontare il proprio dolore in modo nuovo.

In conclusione, ADHD e disturbi alimentari possono essere associati ma non sono una condanna. Sono due modi in cui la tua mente cerca di sopravvivere a un mondo che forse non ti ha capito fino in fondo. Ma oggi puoi iniziare a riscrivere la tua storia – con più consapevolezza, più gentilezza, e finalmente con il supporto giusto.