Quando l’Alzehimer si maschera da DCA

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Oggi vorrei parlarvi di un sintomo che mima il quadro di un DCA senza esserlo e che rappresenta invece uno dei segni premonitori della malattia di Alzheimer, un tipo di demenza che si caratterizza per una serie di disturbi cognitivi e comportamentali e per un quadro neurodegenerativo che porta a morte prematura i pazienti che ne sono affetti.

Pochi lo sanno (e mi riferisco anche a molti medici non specialisti in neurologia) ma uno dei primi segni della malattia consiste in un cambiamento delle abitudini alimentari che può apparire talora paradossale. Pensate a un vegano che inizia a preferire le carni, o a una persona che tendeva a mangiare prevalentemente insipido che inizia ad aggiungere grandi quantità di sale e/o spezie, a un individuo intollerante al lattosio che iniza a nutrirsi di latticini o, ancora, a una persona che mangia in continuazione mentre prima aveva sempre osservato una rigorosa moderazione ai pasti.

Qual’è il motivo per cui si verificano questi sintomi? Pare che la motivazione sia da ricercarsi in una progressiva perdita del senso del gusto che può verificarsi tanto nelle fasi precoci quanto nelle fasi avanzate della malattia. A questo si deve poi aggiungere il deficit mnesico che fa sì che i pazienti perdano la memoria delle loro precedenti abitudini e/o preferenze alimentari, fino a dimenticarsi di avere già consumato un pasto e a sentire nuovamente la sensazione della fame.

A tutto questo si aggiunge il fatto che con il progredire della demenza le persone affette da Alzehimer possono dimenticare le regole della tavola, come l’uso delle posate, o gli orari dei pasti inizando così a nutrirsi negli orari più strani.

Dato che sarebbe importante che i pazienti affetti da questa malattia seguissero una dieta ricca in alimenti antinfiammatori e antiossidanti, è davvero importante che le persone che si prendono cura di questi pazienti siano al corrente di queste problematiche. Certo questo non servirà a cambiare radicalmente il loro destino ma sicuramente migliorerà la loro qualità della vita e potrà servire in alcuni casi ad arrivare a una diagnosi precoce.

 

Quando usare il BETQ e perché

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Il Binge Eating Trigger Questionnaire (BETQ) è uno strumento di indagine progettato per identificare i fattori scatenanti che portano gli individui a mettere in atto comportamenti di abbuffata. Sviluppato per approfondire la comprensione del disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e dei disturbi alimentari a questo correlati, il BETQ esplora varie dimensioni come gli stati emotivi, i contesti situazionali e le dinamiche interpersonali che possono scatenare un’abbuffata.

Prendendo in considerazione fattori come lo stress, la noia, le pressioni sociali e l’immagine negativa di sé, il questionario aiuta i medici e i ricercatori a personalizzare gli interventi e le strategie di trattamento in modo più efficace.

Somministrato in formato self-report, il BETQ è composto da item che gli intervistati valutano in base alle loro esperienze legate alle abbuffate. Le risposte forniscono indicazioni sulla complessa interazione tra elementi cognitivi, emotivi e ambientali che contribuiscono alla perdita di controllo.

Questo approccio mirato facilita lo sviluppo di piani terapeutici personalizzati, tra cui la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia dialettica del comportamento (DBT) e gli interventi basati sulla mindfulness, che mirano ad affrontare le cause profonde delle abbuffate piuttosto che i loro semplici sintomi.

Il BETQ rappresenta uno strumento prezioso nell’arsenale contro i disturbi alimentari, in quanto è forse l’unico strumento esistente che i pazienti possono usare in autonomia per comprendere le ragioni dell’overeating/emotional eating.

La versione da noi elaborata nel corso degli anni (stampabile dal nostro sito) è stata messa a punto grazie ai suggerimenti di tanti pazienti che abbiamo trattato e che hanno suggerito aggiunte e modifiche alla versione originale. Grazie al loro aiuto il numero delle domande è quasi raddoppiato ma ciò ha reso lo strumento più sensibile e pertanto più valido.

I nostri pazienti suggeriscono di utilizzare il BETQ subito prima di cedere alla tentazione dell’abbuffata in quanto questo è il momento migliore per riuscire a mettere a fuoco lo stato d’animo sottostante; compilare il test a posteriori, come si consiglia di solito, dà origine a risultati meno precisi.

Se per voi l’alimentazione emozionale rappresenta un problema, anche al di fuori da un BED, sicuramente il BETQ può aiutarvi a far luce su quali sono i fattori scatenanti la perdita di controllo e permettervi una visione più ampia delle vostre parti oscure. Provate a utilizzarlo!

Abbuffarsi

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Il BED (Binge Eating Disorder), o DAI (Disturbo da Alimentazione Incontrollata), è stato ufficialmente introdotto nel DSM soltanto nel 2013 con il DSM-5. Ciò nonostante, i primi resoconti di questo tipo di patologia nella letteratura scientifica risalgono al 1932 allorchè venne descritto un quadro clinico caratterizzato dalla compresenza di depressione, binge eating.

Gli attuali criteri per diagnosticare un BED / DAI consistono nella presenza di almeno un episodio di abbuffata settimanale, con ingestione di una grande quantità di cibo, associata a perdita di controllo nell’assunzione degli alimenti, ma senza la presenza di alcuna strategia compensatoria finalizzata alla riduzione del danno (altrimenti si parla di Bulimia Nervosa).

La chiave per la diagnosi è nella “perdita di controllo” caratterizzata dal fatto che l’individuo continua introdurre cibo nonostante di senta già pieno e non senta più il sapore del cibo e, nonostante provi il desiderio di fermarsi, non riesce a farlo. Gli alimenti utilizzati sono solitamente ad elevato tenore calorico e vengono preparati o acquistati in anticipo quasi pregustando l’abbuffata, sebbene poi però il paziente si senta in colpa per questa. Inoltre l’atto dell’abbuffarsi avviene solitamente in segreto.

Le persone che soffrono di BED / DAI sono solitamente in sovrappeso o francamente obese e la gravità della loro obesità si correla direttamente con la gravità del disturbo del comportamento alimentare. Spesso hanno una storia familiare di depressione e obesità e tendono a dare una valutazione negativa di sè stesse. Il problema è frequentemente insorto già prima dell’adolescenza, condizionando negativamente lo sviluppo della personalità. Non a caso il BED / DAI si associa spesso a disturbi della personalità di diverso tipo.

Se consideriamo il fatto che le obesità più gravi sono spesso associate a questo tipo di disturbo del comportamento alimentare, diviene incontestabile l’importanza di considerare sempre la dimensione psicologica dell’individuo obeso. Se infatti ci si limita a trattare un paziente obeso affetto da BED / DAI con un approccio dietetico è altamente probabile che non si otterranno grandi risultati sul suo peso e che si avrà ben presto una serie di insuccessi terapeutici che demotiveranno il paziente dal richiedere ulteriori terapie.

Viceversa, quando viene diagnosticato nelle prime fasi del suo sviluppo, il BED / DAI ha un’ottima prognosi e può essere superato senza grandi difficoltà prima che le sue conseguenze fisiche e psicologiche divengano gravi. Una volta che il disturbo evolve, invece, è spesso necessario affidarsi a centri riabilitativi (peraltro ancora piuttosto rari in Italia) che utilizzano programmi integrati per cercare di invertire le problematiche psicofisiche del paziente.

Se dovessimo sintetizzare queste poche righe, potremmo dire che il BED / DAI è una patologia che può essere vinta facilmente se trattata all’esordio ma che può diventare altamente invalidante se trascurata o affrontata quando ormai le problematiche fisiche e psicologiche si sono ormai strutturate. Quindi, se vi sembra di essere affetti da questo tipo di disturbo, cercate di chiedere aiuto il prima possibile. Vincere questi problemi è assolutamente possibile!

 

I Disturbi Alimentari nel DSM-5-TR

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L’American Psychiatric Association (APA) ha recentemente revisionato la quinta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5-TR), frutto di un lungo processo di revisione. Il DSM-5, pubblicato nel 2013, aveva introdotto numerose nuove diagnosi suscitando per questo anche numerose polemiche. Alcune di queste novità riguardavano anche i DCA.

Il gruppo di studio che aveva sviluppato i nuovi criteri DSM-5 si era posto come obiettivo principale quello di minimizzare l’uso della diagnosi “disturbo dell’alimentazione non altrimenti specificato (NAS)” sostituendola con diagnosi più precise.

I principali cambiamenti consistono nell’aver raggruppato in un’unica categoria diagnostica, chiamata disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, i disturbi della nutrizione caratteristici dell’infanzia e i disturbi dell’alimentazione, dando una nuova definizione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, con l’inclusione di nuove categorie diagnostiche e la modifica dei criteri diagnostici.

Definizione

Il DSM-5-TR definisce i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”. Vediamoli in maggiore dettaglio

Categorie diagnostiche

Il DSM-5-TR include le seguenti categorie diagnostiche

  1. Pica
  2. Disturbo di ruminazione
  3. Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo
  4. Anoressia nervosa
  5. Bulimia nervosa
  6. Disturbo da alimentazione incontrollata
  7. Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con specificazione
  8. Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione

Pica

La caratteristica essenziale del cosiddetto pica è l’ingerire uno o più sostanze non nutritive e non alimentari per un periodo di almeno un mese. L’ingestione di sostanze non nutritive e non alimentari deve essere inappropriata rispetto al livello di sviluppo dell’individuo e non deve fare parte di una pratica culturalmente sancita. Se il comportamento alimentare si manifesta nel contesto di un altro disturbo mentale o condizione medica, si pone diagnosi di pica solo se l’ingestione di sostanze non nutritive e non alimentari sufficientemente grave da giustificare un’attenzione clinica aggiuntiva.

I criteri diagnostici DSM-5-TR del pica sono i seguenti:

  1. Persistente ingestione di sostanze senza contenuto alimentare, non commestibili per un periodo di almeno 1 mese.
  2. L’ingestione di sostanze senza contenuto alimentare, non commestibili è inappropriata rispetto allo stadio di sviluppo dell’individuo.
  3. Il comportamento di ingestione non fa parte di una pratica culturalmente sancita o socialmente normata.
  4. Se il comportamento di ingestione si manifesta nel contesto di un altro disturbo mentale (per es., disabilità intellettiva – disturbo dello sviluppo intellettivo – disturbo dello spettro dell’autismo, schizofrenia) o di un’altra condizione medica è sufficientemente grave da giustificare ulteriore attenzione clinica.

Disturbo di ruminazione

Il disturbo di ruminazione consiste nel rigurgito di cibo, che può essere rimasticato, deglutito nuovamente o sputato, per almeno 1 mese, che il rigurgito non sia attribuibile a una condizione gastrointestinale associata o ad altra condizione medica, che non si manifesti durante il decorso di altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e che se i sintomi si manifestano nel contesto di un altro disturbo mentale essi devono essere sufficientemente gravi da giustificare un’attenzione clinica aggiuntiva.

I criteri diagnostici DSM-5-TR del disturbo di ruminazione sono i seguenti:

  1. Ripetuto rigurgito di cibo per un periodo di almeno 1 mese. Il cibo rigurgitato può essere rimasticato, ringoiato o sputato.
  2. Il rigurgito ripetuto non è attribuibile a una condizione gastrointestinale associata o a un’altra condizione medica (per es., reflusso gastroesofageo, stenosi del piloro)
  3. Il disturbo dell’alimentazione non si manifesta esclusivamente durante il decorso di anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da binge-eating o disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo.
  4. Se i sintomi si manifestano nel contesto di un altro disturbo mentale (per es., disabilità intellettiva – disturbo dello sviluppo intellettivo – o altro disturbo del neurosviluppo) sono sufficientemente gravi da giustificare ulteriore attenzione clinica.

Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo

Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo si caratterizza per l’evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo per tre motivi principali: 1) apparente mancanza d’interesse per il mangiare o il cibo; 2) evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo; 3) preoccupazioni per le conseguenze avversive del mangiare. Questo può portare a una o più delle seguenti conseguenze: 1) perdita di peso significativa (o fallimento di raggiungere l’aumento di peso atteso o inadeguata crescita nei bambini); 2) deficit nutrizionale significativo; 3) funzionamento dipendente dalla nutrizione enterale o dai supplementi orali; 4) marcata interferenza con il funzionamento psicosociale. Non è presente la preoccupazione per il peso e la forma del corpo né deve manifestarsi durante il decorso dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa. Infine, il disturbo non è dovuto a una mancanza nella disponibilità di cibo o a un’altra malattia medica o mentale.

I criteri diagnostici DSM-5-TR del disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo sono i seguenti:

  1. Un disturbo dell’alimentazione o della nutrizione (per es., apparente mancanza d’interesse per il mangiare o per il cibo; evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo; preoccupazioni relativa alle conseguenze negative del mangiare) che si manifesta attraverso la persistente incapacità di soddisfare le necessità nutrizionali e/o energetiche appropriate, associato a uno (o più) dei seguenti aspetti:
  2. Significativa perdita di peso (o mancato raggiungimento dell’aumento ponderale atteso oppure una crescita discontinua nei bambini).
  3. Significativo deficit nutrizionale.
  4. Dipendenza dalla nutrizione parenterale o dai supplementi nutrizionali orali.
  5. Marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.
  6. Il disturbo non è meglio spiegato da una mancata disponibilità di cibo o da una pratica associata culturalmente sancita.
  7. Il disturbo dell’alimentazione non si manifesta esclusivamente durante il decorso dell’anoressia nervosa o della bulimia nervosa e non vi è alcuna evidenza di un disturbo nel modo in cui vengono vissuti il peso o la forma del proprio corpo.
  8. Il disturbo dell’alimentazione non è attribuibile a una condizione medica concomitante e non può essere spiegato da un altro disturbo mentale. Quando il disturbo dell’alimentazione si verifica nel contesto di un’altra condizione o disturbo la gravità del disturbo dell’alimentazione eccede quella abitualmente associata alla condizione o il disturbo e giustifica ulteriore attenzione clinica.

 Anoressia nervosa

Il DSM-5-TR ha introdotto due cambiamenti importanti nei criteri diagnostici dell’anoressia nervosa. Il primo è l’abolizione del criterio amenorrea. Il secondo riguarda il cambiamento del criterio che richiedeva un peso persistentemente al di sotto del 85% del peso atteso e l’aggiunta del concetto di un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche in presenza di un peso significativamente basso. Infine, sono stati introdotti dei criteri per valutare il livello di gravità attuale sulla base del BMI/IMC.

I criteri diagnostici DSM-5-TR dell’anoressia nervosa sono i seguenti:

  1. Restrizione dell’assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per bambini e adolescenti, meno di quello minimo atteso.
  2. Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.
  3. Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.

Tipo con restrizioni: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo non ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es., vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). In questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.

Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (cioè, vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).

Livello di gravità attuale

  • Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2
  • Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2
  • Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2
  • Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/m2

Bulimia nervosa

Il DSM-5-TR ha mantenuto gli stessi criteri diagnostici del DSM-IV con l’eccezione del criterio che riguarda la frequenza e durata delle abbuffate. Adesso è richiesto che le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verifichino entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi bulimia nervosa, mentre nel DSM-IV si dovevano verificare almeno due volte la settimana per tre mesi. Inoltre, come per l’anoressia nervosa sono stati introdotti dei criteri per valutare il livello di gravità attuale sulla base del numero di episodi di condotte compensatorie per settimana.

I criteri diagnostici DSM-5-TR della bulimia nervosa sono i seguenti:

  1. Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti :
    1. Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
    2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).
  2. Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
  3. Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
  4. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.
  5. L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.

Livello di gravità attuale

  • Lieve: Una media di 1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Moderato: Una media di 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Grave: Una media di 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Estremo: Una media di 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.

Disturbo da binge-eating (disturbo da alimentazione incontrollata)

Il disturbo da binge-eating è stato incluso nel DSM-5-TR come categoria distinta di disturbo dell’alimentazione mantenendo i criteri diagnostici simili a quelli del DSM-IV con l’eccezione del criterio  che riguarda la frequenza e la durata delle abbuffate. Nel DSM-5-TR, infatti, abbuffate si devono verificare, in media, almeno una volta alla settimana per 3 mesi, mentre nel DSM-IV si dovevano verificare almeno due giorni la settimana per 6 mesi. Inoltre, come per l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa sono stati introdotti dei criteri per valutare il livello di gravità attuale sulla base del numero di episodi di abbuffate per settimana.

I criteri diagnostici DSM-5-TR del disturbo da binge-etaing sono i seguenti:

  1. Ricorrenti episodi di abbuffate. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi gli aspetti seguenti:
    1. Mangiare, in un periodo definito di tempo (per es., un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili.
    2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).
  2. Gli episodi di abbuffata sono associati a tre (o più) dei seguenti aspetti:
    1. Mangiare molto più rapidamente del normale.
    2. Mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni.
    3. Mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati.
    4. Mangiare da soli perché a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando.
    5. Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o assai in colpa dopo l’episodio.
  3. È presente un marcato disagio riguardo alle abbuffate.
  4. L’abbuffata si verifica, in media, almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
  5. L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa.

Livello di gravità attuale

  • Lieve: Da 1 a 3 episodi di abbuffata a settimana.
  • Moderato: Da 4 a 7 episodi di abbuffata a settimana.
  • Grave: Da 8 a 13 episodi di abbuffata a settimana.
  • Estremo: 14 o più episodi di abbuffata a settimana

Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione

Questa categoria si applica a presentazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione che causano un significativo disagio o un danno nel funzionamento sociale, occupazionale o in altre importanti aree predominano ma non soddisfano i criteri pieni per qualsiasi dei disturbi della classe diagnostica dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

La categoria disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione si applica a situazioni in cui il clinico sceglie di comunicare le ragioni specifiche per cui la presentazione non soddisfa i criteri per qualsiasi specifico disturbo della nutrizione e dell’alimentazione. Questo è fatto registrando “disturbo della nutrizione e dell’alimentazione con altra specificazione” seguito dalla ragione specifica (per es., “bulimia nervosa a bassa frequenza”)

  1. Anoressia nervosa atipica. Sono soddisfatti tutti criteri per l’anoressia nervosa, salvo che nonostante una significativa perdita di peso, il peso dell’individuo è all’interno o al di sopra del range di normalità.
  2. Bulimia nervosa (a bassa frequenza e/o di durata limitata). Sono soddisfatti tutti criteri per la bulimia nervosa, salvo che le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano, mediamente, meno di una volta alla settimana e/o per meno di 3 mesi.
  3. Disturbo da binge-eating (a bassa frequenza e/o di durata limitata). Sono soddisfatti tutti criteri per il disturbo da binge-eating, salvo che le abbuffate si verificano, mediamente, meno di una volta alla settimana e/o per meno di 3 mesi.
  4. Disturbo da condotta di eliminazione. Ricorrenti condotte di eliminazione per influenzare il peso o la forma del corpo (per es. vomito autoindotto, uso improprio di lassativi, diuretici o altri farmaci) in assenza di abbuffate.
  5. Sindrome da alimentazione notturna. Ricorrenti episodi di alimentazione notturna, che si manifestano mangiando dopo il risveglio dal sonno oppure l’eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale. Vi solo consapevolezza e ricordo di aver mangiato. L’alimentazione notturna non è meglio spiegata da influenze esterne come la modificazione del ciclo sonno-veglia dell’individuo oppure da norme sociali locali. L’alimentazione notturna causa un significativo disagio e/o compromissione del funzionamento. I pattern di alimentazione disordinata non sono meglio spiegati dal disturbo da binge-eating o da un altro disturbo mentale, compreso l’uso di sostanze, e non sono attribuibili a un altro disturbo medico oppure all’effetto di farmaci.

Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza altra specificazione

Questa categoria si applica a presentazioni in cui i sintomi caratteristici di un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione che causano un significativo disagio clinico o un danno nel funzionamento sociale, occupazionale o in altre importanti aree predominano, ma non sono soddisfatti i criteri pieni per qualsiasi dei disturbi nella classe diagnostica dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

La categoria disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione è usata in situazioni in cui il clinico sceglie di non specificare il motivo per cui i criteri non sono soddisfatti per uno specifico disturbo della nutrizione e dell’alimentazione, e include presentazioni in cui ci sono insufficienti informazioni per fare una diagnosi più specifica (per es. in un setting di pronto soccorso).