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L’albero è la mia ancora

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The Tree Is My Anchor è il titolo di un articolo scientifico apparso qualche anno fa sull’International Journal of Environmental and Public Health a firma di un gruppo di ricercatori danesi. Di che cosa parla? Di un innovativo modello di trattamento del BED mediante la cosiddetta Forest Therapy.

Con questo termine, coniato in Giappone col nome di Shinrin Yoku intorno agli anni Duemila, si definiscono una serie di tecniche che hanno come fattore comune l’esposizione dei pazienti a una serie di attività che vengono condotte durante un’immersione consapevole in una foresta certificata come terapeutica, i cui alberi rilasciano composti volatili (in partica olii essenziali) che sono in grado di interagire con l’organismo umano a livello neuro-psico-endocrino-immunologico. Si tratta di una tecnica terapeutica ancora poco utilizzata in Italia, ma alla quale noi stessi ci siamo formati.

I risultati dello studio, originariamente eseguito su venti pazienti affetti da Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED), forniscono un primo supporto alla fattibilità dell’implementazione della Forest Therapy nel trattamento del BED. Una delle potenzialità di questo approccio terapeutico sembra essere quella di aiutare a concretizzare e “ancorare” il contenuto terapeutico attraverso esperienze fisiche ed esercizi, rendendolo così più accessibile e applicabile per i partecipanti.

Tuttavia, i risultati devono essere testati su un campione randomizzato più ampio. A nostro parere sarebbe utile associare futuri studi anche a programmi che includano una dieta consumata direttamente in una foresta terapeutica, o comunque in un ambiente a contatto con la natura.

Se l’argomento vi interessa, vi suggerisco di tenere d’occhio gli studi di questo gruppo di ricerca che sta continuando a indagare gli effetti di questo approccio terapeutico in pazienti affetti da DCA.

Quando usare il BETQ e perché

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Il Binge Eating Trigger Questionnaire (BETQ) è uno strumento di indagine progettato per identificare i fattori scatenanti che portano gli individui a mettere in atto comportamenti di abbuffata. Sviluppato per approfondire la comprensione del disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e dei disturbi alimentari a questo correlati, il BETQ esplora varie dimensioni come gli stati emotivi, i contesti situazionali e le dinamiche interpersonali che possono scatenare un’abbuffata.

Prendendo in considerazione fattori come lo stress, la noia, le pressioni sociali e l’immagine negativa di sé, il questionario aiuta i medici e i ricercatori a personalizzare gli interventi e le strategie di trattamento in modo più efficace.

Somministrato in formato self-report, il BETQ è composto da item che gli intervistati valutano in base alle loro esperienze legate alle abbuffate. Le risposte forniscono indicazioni sulla complessa interazione tra elementi cognitivi, emotivi e ambientali che contribuiscono alla perdita di controllo.

Questo approccio mirato facilita lo sviluppo di piani terapeutici personalizzati, tra cui la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia dialettica del comportamento (DBT) e gli interventi basati sulla mindfulness, che mirano ad affrontare le cause profonde delle abbuffate piuttosto che i loro semplici sintomi.

Il BETQ rappresenta uno strumento prezioso nell’arsenale contro i disturbi alimentari, in quanto è forse l’unico strumento esistente che i pazienti possono usare in autonomia per comprendere le ragioni dell’overeating/emotional eating.

La versione da noi elaborata nel corso degli anni (stampabile dal nostro sito) è stata messa a punto grazie ai suggerimenti di tanti pazienti che abbiamo trattato e che hanno suggerito aggiunte e modifiche alla versione originale. Grazie al loro aiuto il numero delle domande è quasi raddoppiato ma ciò ha reso lo strumento più sensibile e pertanto più valido.

I nostri pazienti suggeriscono di utilizzare il BETQ subito prima di cedere alla tentazione dell’abbuffata in quanto questo è il momento migliore per riuscire a mettere a fuoco lo stato d’animo sottostante; compilare il test a posteriori, come si consiglia di solito, dà origine a risultati meno precisi.

Se per voi l’alimentazione emozionale rappresenta un problema, anche al di fuori da un BED, sicuramente il BETQ può aiutarvi a far luce su quali sono i fattori scatenanti la perdita di controllo e permettervi una visione più ampia delle vostre parti oscure. Provate a utilizzarlo!

Microbioma e metabolismo

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Il secolo della meta-genomica è cominciato e da oggi niente sarà più come prima. Dopo aver passato gli ultimi tre anni a condurre ricerche sui rapporti tra cibo, salute e malattia, e aver conseguito un dottorato in Scienza della Nutrizione all’Università Politecnica delle Marche di Ancona sono nuovamente qui a raccontarvi quello che è cambiato nel mondo dei disturbi alimentari. E le novità sono tante.

Già, perchè molte cose non sono più le stesse e questo è merito della scoperta del microbioma umano, ovvero di quel secondo genoma che proviene dai batteri che risiedono nell’intestino umano. Oggi sappiamo che l’uomo deve il suo stato di salute (o viceversa di malattia) alla compresenza e all’equilibrio di due diversi corredi genetici: il primo di natura umana (quello che tutti abbiamo sempre essere ritenuto essere la nostra “genetica”) ed il secondo di natura batterica (che rappresenta tutti i geni che vengono espressi dalla flora batterica che vive in simbiosi con il nostro organismo).

Per anni si è ritenuto che quando si parlava di predisposizione genetica il discorso riguardasse esclusivamente il genoma umano (ovvero i geni che sono impressi nei nostri cromosomi). Per molte malattie umane, questo si risolveva spesso in una condanna senza appello dato che, per definizione, la genetica umana è fissa ed immutabile. Da meno di dieci anni si è però scoperto che, quando si parla di predisposizione alla salute o alle malattie dal punto di vista metabolico, i geni umani contano solo per circa il 3%. La genetica batterica è infatti molto più importante di quella umana nel controllo di gestione delle risorse energetiche.

Cosa significa questo in pratica? Che la genetica umana controlla il colore degli occhi (che non può essere modificato), mentre la genetica batterica controlla la quantità di calorie che l’intestino è in grado di assumere dal cibo, e decide pertanto la velocità del metabolismo. Ma questa scoperta, che fino a pochi anni or sono era fanta-scienza, cambia radicalmente tutto ciò che credevamo di sapere sullo sviluppo dell’obesità (tanto per fare un esempio).

Oggi siamo in grado di prevedere la flora batterica intestinale di un individuo sulla base del suo BMI, perchè si è visto che tra i due vi è una concordanza perfetta. E siamo anche in grado di modificare l’uno sulla base dell’altra; una cosa impensabile fino a pochi anni fa. Anzi, sappiamo anche che è possibile modificare la flora batterica semplicemente intervenendo in maniera radicale sulla dieta di un individuo e cambiando così la velocità del suo metabolismo. E sappiamo che questo può essere fatto in soli tre giorni.

Sappiamo inoltre che il microbioma controlla la produzione del BDNF, un fattore neuotrofico stimolante che è implicato nelle sensazioni di fame e sazietà e che è correlato allo sviluppo di comportamenti di binge eating e bulimia. Ma questo significa anche che deve esistere un microbioma tipico della bulima e che pertanto questo può essere modificabile (è una rivoluzione!). E dato che si è visto che è possibile curare alcuni casi di autismo semplicemente modificando la flora batterica intestinale, oggi sappiamo che anche le cosiddette malattie nervose possono dipendere dal genoma batterico.

Insomma, le novità non sono poche e prevedo che nel giro di altri cinque anni, a queste se ne aggiungeranno molte altre che modificheranno radicalmente il modo in cui oggi trattiamo i disturbi del comportamento alimentare.