I disturbi alimentari nascosti nel mondo del Gaming

I disturbi alimentari negli e-sports e nei gamersMai sentito parlare dei disturbi alimentari nascosti nel mondo gaming? Se sei un gamer, probabilmente ti è capitato di dirlo: “Solo un’altra partita e poi vado a mangiare.”
Ma poi ne arriva un’altra. E un’altra ancora. Alla fine ti ritrovi alle tre del mattino, con lo stomaco che brontola e la scrivania piena di lattine vuote.

Nel mondo degli e-sport — e persino tra chi gioca “solo” per passione — il rapporto con il cibo diventa spesso disfunzionale. Non per scelta o superficialità, ma per come funziona la mente sotto pressione. Le ore di gioco, l’adrenalina costante, la paura di “staccare” e perdere ritmo: tutto questo spinge a ignorare i segnali di fame, a rimandare i pasti, a compensare poi con abbuffate o con dosi eccessive di caffeina.

Dietro la performance digitale (come in quelle fisiche del resto) c’è un corpo che vive nel mondo reale, anche se a volte ce lo dimentichiamo. Molti gamer professionisti mi raccontano di come “il tempo sparisca” quando sono concentrati. E in effetti è così: quando siamo immersi in una partita competitiva, il cervello è bombardato di dopamina, adrenalina e cortisolo. Queste sostanze spengono temporaneamente la percezione della fame e creano un senso di “urgenza continua”.

Finisce che il corpo aspetta, aspetta, e poi pretende: “Ora mi devi nutrire!” — e lo fa in modo impulsivo, portando spesso a episodi di binge eating, cioè di abbuffate incontrollate. Dall’altro lato, c’è chi vive la fame come un fastidio o una distrazione e tende a saltare pasti per “restare leggero”, o chi tiene in piedi tutto con energy drink e caffè, come se la caffeina fosse un carburante infinito. Spoiler: non lo è.

Il risultato? Una montagna russa energetica. Ti senti lucido per un’ora, poi crolli. Ti riempi di stimolanti per risalire, ma il sonno ne risente, e con lui la capacità di concentrazione. È un circolo vizioso che, nel tempo, mina la performance più di quanto la migliori. Spesso, quando parlo con i gamer, emerge una convinzione implicita: “Se sto attento a mangiare e dormire, perdo tempo utile all’allenamento.”
In realtà è l’opposto.

Il cervello, proprio come una scheda grafica, ha bisogno di energia costante per funzionare al massimo. Un’alimentazione regolare, con snack equilibrati e pause mirate, può tradursi in:

  • una concentrazione più stabile,

  • tempi di reazione più rapidi,

  • meno tilt durante gli scontri,

  • e soprattutto un recupero cognitivo migliore dopo ore di gioco.

Mangiare in modo consapevole non è “una distrazione”: è una strategia di performance. Chi riesce a integrare alimentazione e allenamento mentale spesso scopre di avere una lucidità nuova, anche nei momenti di stress o in un match decisivo. Dunque, cosa bisogna fare per affrontare i disturbi alimentari nascosi nel mondo del gaming? Non serve rivoluzionare tutto da un giorno all’altro. Si può iniziare da cose minuscole, ma costanti.

Ad esempio, prova a programmare il cibo come fosse un cooldown: ogni tot ore, una pausa breve, anche solo per bere o fare uno snack veloce. Non serve cucinare da chef — bastano combinazioni semplici come yogurt e frutta, pane integrale e burro d’arachidi, o una banana e un po’ di frutta secca.

Un altro trucchetto: bevi un sorso d’acqua a ogni respawn o cambio di lobby. È un modo facile per ricordarti di idratarti senza dover “pensare” troppo. E per quanto riguarda la caffeina… mettila “sotto contratto”. Decidi in anticipo quando la usi e quando no. Se inizi a berla solo per tenerti sveglio, è già un segnale che il corpo è in affanno.

Infine, se ti capita di abbuffarti, niente panico e niente sensi di colpa. Il binge eating non è “mancanza di forza di volontà”, è spesso una risposta a una lunga restrizione o a un eccesso di stress. La soluzione non è punirti, ma ricominciare a mangiare regolarmente nei giorni successivi.

Se però noti che il tuo rapporto con il cibo ti sfugge di mano, e i binge divengono frequenti o se senti di non avere controllo su caffeina e fame, parlarne con uno psicoterapeuta o un nutrizionista esperto in disturbi alimentari è il passo più efficace — e più “pro” — che puoi fare.

Non devi arrivare a un punto di crisi per meritare supporto. I disturbi alimentari nei gamer sono reali, ma spesso invisibili, nascosti dietro monitor e routine competitive. Riconoscerli non è un segno di debolezza, ma di consapevolezza. Il mondo del gaming è ancora giovane, ed è necessario imparare a bilanciare performance e salute mentale. Imparare a nutrirsi bene non serve solo a “stare meglio”: serve a giocare più a lungo, con più lucidità e meno stress. Perché, alla fine, anche il miglior player del mondo ha bisogno di un corpo che regga il ritmo della sua mente.

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